Gli ultimi giorni d’adolescenza e l’esame di maturità

Redazione
Gli ultimi giorni d’adolescenza e l’esame di maturità
Gli ultimi giorni d'adolescenza e l'esame di maturità
Gli ultimi giorni d’adolescenza e l’esame di maturità. Esami di Stato: maturità, giovani, studio. Ansie, emozioni. Ma altresì, speranze, lavoro, passioni. Futuro.

Il rito di passaggio

Queste, in questi giorni di metà Giugno, le parole più trite e ricorrenti, pur tuttavia destinate a cedere presto il passo all’inizio di una lunga estate. E con essa, di un nuovo capitolo della propria esistenza. Perché, da sempre, l’esame di maturità non è vissuto soltanto come un semplice test, come una mera prova o valutazione del proprio livello di competenze, conoscenze e capacità acquisite durante un percorso di studi durato ben tredici anni.
Esso rappresenta, al contrario, il momento che suggella un atto di crescita, di evoluzione: quasi una sorta di simbolico rito di passaggio, dall’adolescenza all’età adulta. Dall’essere dapprima bambini per poi diventare, finalmente, grandi.
Nell’esame di maturità si conclude un primo tempo della formazione: cessa la rassicurante certezza della terra dell’infanzia, laddove inizia, al contempo, l’instabilità avventurosa del mare, sia pur ricca di nuove possibilità, obiettivi, aspirazioni e prospettive.
È forse la prima vera sfida che ci si para innanzi: il momento in cui si realizza che, di lì in poi, si inizierà a camminare sulle proprie gambe, senza le pareti di un’aula scolastica a fare da baluardo, o il sorriso complice del compagno di banco con cui si sono condivise gioie, confidenze sincere, angosce e paure per l’interrogazione di turno.

Esame bello e temuto

Di lì in poi, probabilmente, il tempo avrà tutt’altro sapore, e forse nessuna campanella susciterà più la gioia, un po’ ingenua ed infantile, della piena libertà. E pur tuttavia, l’esame di stato non costituisce solo un mero punto d’arrivo, un felice traguardo o un’ambita meta finale.
Bello o temuto che sia, esso ha il solo ruolo di indirizzare gli sforzi verso ciò che conta davvero: fare della tela della propria vita un capolavoro. Ed è per questo che, ancor prima che nella performance, ancor prima che nel raggiungimento del massimo risultato finale o del miglior voto possibile su un pezzo di carta, occorrerebbe piuttosto impegnarsi a superare la sfida più difficile: restare fedeli ai propri sogni, giacché è lì, proprio lì, che si annida la vera maturità.
Occorrerebbe impegnarsi, pertanto, a non affrettarsi a cancellare quegli anni passati tra libri e banchi di scuola, a lasciarsi ancora un po’ di gesso sulle dita; a lasciarsi addosso quel che si è imparato, finanche cancellando e riscrivendo tutto dall’inizio, ogni volta. Perché proprio quella polvere di gesso sulle mani servirà a tracciare la propria strada in questo nostro mondo diventato un po’ nero, proprio al pari di una lavagna di scuola.
Eppure, invero, c’è sempre dell’altro per cui sempre, ogni anno, l’esame di stato è speciale: “l’esame in tempo di pandemia”, “l’esame in tempo di guerra”, e così via. Quest’anno in particolare, la Maturità 2023 si distingue per il ritorno alla normalità pre-Covid, che ha riportato l’esame alle consuete norme di riferimento, nonché al Dl 62/17 del 2019, in seguito alle modifiche imposte dall’emergenza sanitaria.

Guardarsi negli occhi

Modifiche non solo in merito a criteri di valutazione e punteggi, bensì alla possibilità stessa, per migliaia di ragazzi e ragazze, di guardare direttamente negli occhi compagni di classe ed esaminatori, senza il monitor di un computer a fare da scudo e filtro insieme.
Migliaia di ragazzi e ragazze, che in questo stesso istante si affannano sui libri, sul miglior collegamento da trovare, sulla traccia più quotata, sulla domanda più probabile e su quella che, al contrario, si spera non esca mai.
Questa maturità 2023, pertanto, non sarà solo il momento dei diciottenni che il prossimo 21 giugno si accingeranno a sostenere la prova.
Sarà, altresì, il momento degli insegnanti, che dopo aver seguito i propri allievi tanto a lungo da averne imparato a memoria forze e fragilità, si augureranno di averli preparati adeguatamente all’esame, agli studi e al lavoro futuri, guardandoli al contempo, con affetto ed incoraggiamento, affrontare una delle tappe più delicate della loro esistenza.

L’apprensione dei genitori

Sarà, altresì, il momento dell’apprensione dei genitori, che con orgoglio e timore insieme si stupiranno di come sia possibile che i propri pargoli siano cresciuti così in fretta.  E, per tutti coloro che gli esami li hanno invece già sostenuti, sarà il momento dei ricordi, della rimembranza, dei bei tempi che furono.

Tifare per i giovani

Ma soprattutto, più di ogni altra cosa, sarà il momento di tifare per i nostri giovani che si accingono a giocare la partita col futuro, a capire quale ruolo occuperanno sul campo, dopo aver trascorso anni ed anni ad allenarsi a dovere.Sì: sarà il momento di fare il tifo per i nostri giovani e, alla fine, dire loro, con un sorriso: “Visto? Ce l’hai fatta anche stavolta.” A scuola, come nella vita.

                                                                                                                                                                                           Serena Fierro