Il Papa, il silenzio, la preghiera e la speranza
“Signore, guarda al nostro dolore e conforta i tuoi figli perché sentiamo la tua presenza in mezzo a noi”. E’ stato un pomeriggio denso di silenzio, di dolore ma anche di speranza quello che abbiamo vissuto oggi alla televisione seguendo la diretta della preghiera straordinaria voluta da Papa Francesco per chiedere a Dio la fine dell’epidemia di coronavirus.
In una piazza San Pietro vuota come non mai, il Pontefice ha abbracciato simbolicamente tutta l’umanità, a iniziare dall’Italia che paga un caro prezzo in questa emergenza sanitaria, e ha dato il suo messaggio al mondo con alle spalle l’immagine della Salus Populi Romani e del crocifisso di San Marcello al Corso per l’invocare la protezione divina.
“Da settimane sembra sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi”.
Con queste parole il Papa ha descritto la paura e lo smarrimento della gente che sta combattendo contro un nemico invisibile eppure così pericoloso. Una battaglia che ha abbattuto tutte le barriere, ha osservato giustamente Bergoglio: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nelle stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”.
Commentando il brano del Vangelo di Luca solennemente proclamato in precedenza, il Santo Padre ha voluto indicare una lezione che il virus ci lascia: “E’ caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ego sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella benedetta appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli”.
Una fratellanza che oggi si esprime in invocazione di aiuto al Signore: “E’ il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te e verso gli altri”, ha pregato il Papa. Nel corso della sua riflessione, Francesco ha ricordato le vittime dell’epidemia ma anche i medici, i poliziotti e gli infermieri che stanno svolgendo un ruolo prezioso nell’aggravarsi della situazione. Ma nel suo pensiero ci sono anche i dipendenti dei supermercati, gli addetti alle pulizie, le badanti. E poi i volontari, i sacerdoti e i religiosi.
“Possiamo guardare – ha commentato il Pontefice – a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita”. Esempi di altruismo che invitano a ridare senso alla solidarietà e alla speranza. “Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita”.
Toccante il silenzio che ha avvolto il sagrato di San Pietro durante il momento di adorazione eucaristica conclusosi con la benedizione urbi et orbi. “Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo, scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori”.
Pellegrino Giornale