Impariamo a dare il giusto peso alle cose
Rimasi seduta in contemplazione del sommo Iperuranio alcuni giorni.
Ad un certo punto fui ridestata dalla percezione dell’olfatto: effluvi penetranti danzavano nell’aria e quasi imperavano la loro presenza nello spazio sconfinato di quel luogo.
D’un tratto mi sovvenne alla memoria la missione: scendere nella caverna.
Il passo avanzava e più s’apprestava alla mèta, più quell’odore si faceva forte, robusto, fino a lambire il confine del disgusto.
Conquistata l’espressione maestosa e convincente di chi ha tra le mani un nuovo precetto, scesi giù cercando di non badare al rifiuto del naso.
Oh, eccovi tutti riuniti intorno a questa tavola imbandita!
Ho veduto nell’aria i profumi di queste copiose leccornie mescolarsi tra loro. Sono tante, davvero tante: carni imbottite, pesci sia crudi che cotti, verdure, pani e dolciumi glassati di gusto vario. Deve essere sì grande il vostro appetito per richiedere un banchetto così affollato di vivande. Eppure tanto esile è il vostro corpo e ancor più il ventre che, quasi con affanno, v’apprestate a gonfiare con cibo imbellettato.
Guardate quel sugo: esigua è la quantità del pomodoro semplice rispetto al grasso animale che lo rende lucido e scomodo alla digestione.
Con sguardo vorace bramate queste pietanza, quasi come se domani non vi fosse concesso di placare la fame quotidiana. Eppure vedo che la dispensa che avete in casa contiene sempre del pane e della verdura, e che mai lo stomaco vostro ha patito la fame agonizzante del povero ai margini della strada.
Fate ricorso al lamento, poi, quando il grasso nasconde il muscolo delle membra e la malattia cardiaca vi ricorda che il fisico non tollera l’eccesso calorico.
L’ingordigia che conduce avanti il nostro tempo: l’uomo che ha tutto ciò di cui ha bisogno e che, tuttavia, aggiunge senza moderazione.
Trascinate lontano da voi l’eccesso, perché solo chi si contenta del bastevole sa dare il giusto peso ad ogni cosa.
Alessia Mainolfi