Incidente di Montesarchio: l’altra Sara…
L’ultima Sara è la foto di un sorriso radioso, caldo sul marmo freddo. Dietro quella Sara, c’è la Sara di Dio, quella che- dice il celebrante, – aveva un corpo giovane ed un’anima “completa”, così “perfetta”, che Dio l’ha reputata pronta al Suo abbraccio.
Dietro la Sara di Dio, c’è la Sara della gente, quella che è inaccettabile sia volata al cielo, perché aveva troppi buoni motivi per dover restare sulla terra, e la sua dipartita è atroce e dolorosa, ed il suo volo ha il sapore delle cose belle, quelle che lasciano, nell’animo, una profonda malinconia, e passano in fretta perché troppo belle, troppo al di sopra dell’umana mediocrità.
Dietro la Sara della gente, c’è la Sara di quanti la conoscevano e la amavano, perché- dicono tutti- era impossibile non amarla; e, comunque, è facile e normale amare una ragazza che hai visto crescere, sorridere, essere gentile.
Dietro questa Sara, c’è la Sara degli “amici veri”, che piangono un’anima, non una ragazza di ventisei anni-punto. Loro l’hanno vista piangere, soffrire per i primi amori, affrontare le difficoltà dello studio, fare i conti con le piccole umiliazioni del quotidiano, ed uscirne viva, almeno fino ad ora.
Ancora più dietro, nel profondo degli affetti di “sangue”, c’è la Sara dei parenti stretti, la Sara delle vigilie di Natale insieme, delle vacanze formato-famiglia al mare, dei capricci e dei litigi, delle “incapate”, dei problemi e delle soluzioni; la Sara che, malgrado tutto, continua ad essere presente nelle stanze abituali, di una presenza non ancora smaterializzata, quasi empirica, perché la dimensione degli affetti familiari è fatta di sangue, ed è così “carnale” da trascendere il reale ed il soprannaturale, e si compone di un dolore ancestrale, rassegnato e confuso, che non può essere compreso se non da chi ha vissuto un’esperienza del genere.
E dietro la Sara dei parenti, c’è ancora la Sara dei suoi genitori e di sua sorella, ed è una Sara ancora più viva, più reale, più concreta. E’ un batuffolo appena venuto al mondo, uno scricchiolo di bimba con il moccio, buffa e divertente, una marachella, un capriccio non assecondabile, una punizione meritata, una rinuncia, un sacrificio, un fiocco appena stirato per il primo giorno di scuola, un menarca, un fiore che sboccia, mentre per il troppo amore non ci si rende conto che un figlio proprio, venuto al mondo, sta per partire per il mondo, e per diventare figlio del mondo. È innaturale sopravvivere ad un figlio; non bastano le lacrime di tutto il mondo per rassegnarsi. E dovranno abbandonarsi a Dio, alla sua indecifrabile volontà; o, forse, rinnegarlo, mostrarGli tutta l’umana rabbia, e fare fatica a trovarLo, perché chi ha amato una persona concreta in maniera viscerale, difficilmente sa accettare un’intelligenza omnisciente ed onnipotente, per la quale tutto questo possa avere un senso…
Solo che, poi, in fondo, dentro ogni Sara, c’è, c’era e ci sarà sempre, l’ultima Sara. L’ultima Sara, quella che ha dentro la Sara di Dio, della gente, degli amici, dei parenti e dei genitori; è Sara e basta. Una persona giovane, radiosa, vera, con la sua forza ed i suoi limiti, i suoi pregi, i suoi difetti, le sue battaglie, ed i suoi giorni, fatti di vittorie e di sconfitte, e di miliardi di pensieri rimasti dentro. Quali mondi, quali confini, quali essenze Ella custodisse, non sta a noi dirlo.
È solo che ci piace immaginare che sia proprio “l’ultima Sara”, quella più vera, più profonda, a dare la forza ai suoi genitori, lasciando che la ricordino com’era davvero, con le sue battaglie per essere quello che voleva essere, ed il prezzo pagato per esserlo, che ne ricordino la Memoria con orgoglio, per il segno profondo che la sua breve esistenza ha lasciato.
Alla famiglia, perché l’abbraccio sincero della comunità ed il pensiero che la loro piccola li vorrebbe sereni, renda loro il meno insopportabile possibile questo dolore immenso.
Ed all’ “ultima Sara”, cui- ne siamo certi- la terra sarà lieve.
Rosaria Ruggiero
gentedistratta.it