Incidente frontale tra due auto: un morto e un ferito grave

Redazione
Incidente frontale tra due auto: un morto e un ferito grave
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Incidente frontale tra due auto: un morto e un ferito grave.  Un uomo di 63 anni ha perso la vita in un violentissimo incidente frontale sulla Porcilana. Con precisione il sinistro ha avuto luogo a San Bonifacio in provincia di Verona. Due auto si sono scontrate frontalmente in una semicurva, nel territorio sambonifacese. Uno dei conducenti, purtroppo, è morto e l’altro, una donna, è ferita in modo grave.

Da una prima ricostruzione dei fatti, a scontrarsi sono stati una Citroën Picasso, guidata da una 35enne di Cazzano di Tramigna, che viaggiava in direzione Vicenza, e una Fiat 600 condotta da un 63enne di San Giovanni Lupatoto che percorreva la Porcilana in direzione opposta.

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donna è estratta dall’auto cosciente dai vigili del fuoco. Ma trasportata con la massima urgenza all’ospedale di Borgo Trento (Verona) con l’elicottero di Verona Emergenza, dopo essere stata stabilizzata dagli operatori sanitari del Suem 118.

Sul posto oltre ai vigili del fuoco anche gli agenti della polizia locale di San Bonifacio per stabilire l’esatta dinamica dello scontro e i carabinieri di zona che hanno gestito il traffico.

Padre disperato tenta suicidio, parole dell’agente lo salvano

“Capisco che i tuoi problemi sembrano insormontabili, hai la testa confusa…ma non si risolvono così, hai pure dei figli… Una soluzione ancora c’è, se tu ti fidi di me. Mi chiamo Michele, parlerò io con i servizi sociali…Dammi la mano, andiamo insieme”.

Con queste parole, in un dialogo pieno di umanità e di comprensione, un poliziotto è riuscito a salvare un padre disperato che stava per suicidarsi, gettandosi in un fiume, a Padova.

Alla fine l’uomo, un tunisino 39enne, padre di 3 figli, ha desistito: l’agente è riuscito ad afferrarlo per una mano, e assieme ad un collega di pattuglia l’ha portato sull’argine, al sicuro. L’arrivo del 113

Era stato un conoscente ad avvisare il 113, dicendosi certo che l’amico voleva farla finita, sopraffatto dai problemi economici che gli impedivano di mantenere la famiglia.

La centrale della Questura di Padova, pur non essendo in possesso del numero, è riuscita ad arrivare all’utenza telefonica del 39enne, l’ha contattato, tenendolo ‘attaccato’ alla chiamata finchè sul posto arrivava la pattuglia.

L’agente Michele ha puntato sulla responsabilità di padre del tunisino: “…non si dimostra di essere un papà solo lavorando…” e l’altro rispondeva: “io ho sempre lottato, ho sempre lavorato per loro…”;

“Sì, ma quando un bambino cresce, viene a sapere che il papà ha fatto un gesto estremo, si trova in una situazione molto difficile”. “Ci sono situazioni in cui uno non deve mollare la presa. Viene qui…dammi la mano”.