Incidente sul lavoro: cade dal capannone, muore operaio
Incidente sul lavoro: cade dal capannone, muore operaio. Ancora un infortunio mortale sul lavoro nel Milanese. Un uomo è morto nel primo pomeriggio di venerdì dopo essere caduto dall’altezza di 10 metri.
Si trovava all’interno di un capannone artigianale a Opera, a pochi chilometri di distanza dal deposito dell’ospedale Humanitas di Pieve Emanuele dove martedì 28 settembre sono deceduti due operai durante le operazioni di caricamento dell’azoto liquido.
Il cedimento della copertura
La vittima, di cui non sono ancora note le generalità, sarebbe caduta all’interno della struttura mentre stava effettuando alcune lavorazioni sul tetto del capannone. Non è ancora chiaro il motivo, si sospetta il cedimento di una parte della copertura.
Le sue condizioni sono apparse da subito gravissime. I medici del 118, intervenuti con un’ambulanza e l’elisoccorso, hanno solo potuto constatare il decesso dell’uomo .
L’incidente è avvenuto alle 14.25 in un capannone di via Staffora 5 nella cittadina alle porte di Milano. Sul posto, oltre al soccorso sanitario, anche vigili del fuoco
Milano, le «canne» di hashish comprate con i soldi falsi: rissa tra ragazzi di paesi rivali, muore 22enne
I genitori di Simone, pochi mesi fa, avevano comprato un’altra edicola. Lui già li aiutava in quella di famiglia nel centro storico di Vimercate (Monza Brianza), ma l’idea era di dargli un lavoro stabile, toglierlo dalle brutte compagnie.
Invece sono stati proprio gli «scazzi» tra amici, quel misto di insulti, piccole aggressioni e vendette tra ragazzi a ucciderlo a 22 anni, l’altra notte, con il cuore trafitto da una coltellata.
Non è facile ricostruire la storia di un omicidio avvenuto dopo una spedizione punitiva tra una ventina di giovani di due paesi «rivali» (Pessano con Bornago e Vimercate) con mazze di legno, sampietrini, bottiglie e coltelli e raccontare le vite così «normali» dei protagonisti di questa storia.
Perché tanto efferata è stata la scena del delitto quanto apparentemente insignificante il movente. Simone Dimitry Stucchi, 22 anni, è stato ammazzato dal gruppo rivale dopo liti dal vivo e sui social che tra le due compagnie andavano avanti da giugno.
All’origine ci sarebbe il pagamento di un paio di canne di hashish con 20 euro falsi. In mezzo insulti e provocazioni via social tra i due gruppi e anche la rivalità legata a una ragazza.
Dissing fra i ragazzi
Non uno scontro tra cartelli della droga o periferie violente, ma uno dei tanti «dissing» tra ragazzi che in questi mesi post lockdown sono stati alla base delle maxi risse viste in molte parti d’Italia. Solo che stavolta c’è scappato il morto.
E non devono ingannare i messaggi sui social degli amici di Simone a proposito di «vendette», «Kanun» (il codice d’onore albanese) o sul «sangue che non resterà impunito». Solo alcuni ragazzi coinvolti nella rissa hanno piccoli precedenti, gli altri sono studenti incensurati.
Tutto è accaduto alle 23.30 di mercoledì in via Monte Grappa a Pessano. Una strada come tante in un quartiere di villette e palazzi bassi. È qui che dopo le ripetute tensioni dell’estate i due gruppi (almeno una ventina) si sono dati appuntamento via social per «chiarire le cose».
Di seconda generazione
Tutti di seconda generazione. Altri sono riusciti a scappare. Così come sono fuggiti, anche se già identificati dai carabinieri del Reparto investigativo di Milano, diretti dal colonnello Michele Miulli, e della compagnia di Pioltello, gli altri ragazzi di Pessano.
Uno di loro, 16 anni, è stato ferito con una pietra alla testa e portato in ospedale dagli amici. Stucchi ha ricevuto diverse coltellate al tronco e alla schiena, quella fatale però è entrata dall’ascella fino al cuore. È morto poche ore dopo al San Gerardo di Monza.