L’autonomia differenziata colpo di grazia per la Valle Caudina

Una riflessione di Francesco Sorrentino per capire l'importanza di fermare questa riforma deleteria per le zone interne

Redazione
L’autonomia differenziata colpo di grazia per la Valle Caudina

L’autonomia differenziata colpo di grazia per la Valle Caudina( Francesco Sorrentino). L’autonomia differenziata rappresenterebbe una minaccia per la tenuta economica e sociale delle aree interne come la Valle Caudina.

Con la Strategia Nazionale della Aree Interne (SNAI) si stanno promuovendo una serie coordinata di iniziative volte a sostenere dei presidi di comunità nei territori interni, ritenendo che essi siano fondamentali per la tenuta complessiva del sistema Paese, per la produzione di servizi ecosistemici, la manutenzione attiva del territorio e la salvaguardia delle risorse naturali e culturali.

Si tratta di una politica nazionale, divenuta strutturale del con il ciclo 2021-2027, dopo una fase di sperimentazione (2014-2020), con proprie dotazioni, iniziative e modelli differenziati di intervento. La SNAI punta ad assicurare da parte delle politiche nazionali una piena connettività digitale, definisce “essenziali” i servizi per l’istruzione, la salute (in ottica di integrazione socio-sanitaria), la mobilità, e azioni per la localizzazione produttiva e la creazione di lavoro.

Fabrizio Barca, padre della strategia delle aree interne, ha posto il problema delle aree interne come una questione nazionale. E questo è stato un punto di forza. Perché solo facendo massa critica queste aree marginali possono avere l’attenzione che meritano e determinare interventi complessivi, a carattere nazionale, con l’impegno di risorse adeguate

L’approvazione della legge sull’autonomia potrebbe portare a risultati diametralmente opposti, ampliando le differenze e le distanze con le aree più ricche, più produttive, più urbanizzate. Rendendo maggiormente concreto il rischio di abbandono delle aree interne e vanificando quanto definito con la SNAI.

C’è il rischio concreto che incentivare le autonomie faccia aumentare le distanze tra regioni. Già oggi territori come la Campania subiscono storiche differenze di trattamento, come dimostra la definizione dei costi standard che determinato la cristallizzazione della dotazione di risorse a vantaggio delle regioni più ricche, sulla base della spesa storica.

Se dovesse diventare operativa questa legge sull’autonomia, le aree interne delle regioni più svantaggiate, come nel caso di quelle della Campania,  si troveranno a vedersi assegnate risorse sempre più esigue, in quanto minori saranno le dotazioni a livello regionale.

Con la regione Campania con sempre meno fondi a disposizione sarà difficile immaginare che ci siano anche i soldi per finanziare il processo di rafforzamento delle autonomie. Con buona pace delle politiche redistributive necessarie per ridurre i divari delle aree più svantaggiate.

Con l’introduzione del meccanismo dei Lep (livelli essenziali di prestazioni) le cose non possono che peggiorare. Per le aree interne il metodo della spesa storica per i servizi essenziali è antitetico a qualsiasi politica di rilancio. Perché misurare le risorse da assegnare ad un paese di montagna per la scuola, i servizi alle persone, la sanità, significa sostanzialmente condannare questi territori ad avere risorse irrisorie. Quindi alla chiusura delle scuole, degli asili, dei presidi sanitari. Ovvero allo spopolamento.

E’ la filosofia ispiratrice dell’autonomia differenziata che si pone in antitesi con qualsiasi politica di rilancio delle aree interne. Se i territori sono chiamati a competere l’uno con l’altro le Regioni saranno costrette a lasciare indietro le zone più deboli. In questa logica per aree interne ci sono davvero poche speranze.Anche per questo è necessario sostenere il referendum