Lavoro, Istat: le imprese tornano a cercare personale

Redazione
Lavoro, Istat: le imprese tornano a cercare personale

Le imprese tornano ad assumere. Quello che manca sono le figure professionali adeguate ai profili richiesti. Il recente report pubblicato dall’Istat ha messo in evidenza la ripresa economica del nostro Paese, che ha avuto effetti positivi anche nel mercato del lavoro. Le aziende sono quindi tornate a cercare personale, ma quello che emerge dai dati è una realtà che mette in luce un disequilibrio tra domanda e offerta. Nel primo trimestre di quest’anno, infatti, la percentuale di posti vacanti nelle imprese con almeno dieci dipendenti era pari all’1% rispetto allo 0,9% dei tre mesi precedenti.
Questo significa che se da un lato le aziende sono attivamente impegnate nella ricerca di personale, dall’altro la mancanza di figure professionali specializzate si traduce nell’impossibilità di trovare personale adeguato per le cariche offerte.
Da questa situazione emerge il gap profondo tra il mondo della formazione e quello del lavoro con percentuali poco incoraggianti per il nostro Paese. Secondo una ricerca presentata da Confindustria gli iscritti agli Istituti tecnici superiori in Italia arrivano a 9mila rispetto ai 272mila del Regno Unito o ai 765mila della Germania. Ciò che più colpisce da questi dati è la percentuale di assunzioni per coloro che seguono questo percorso di studi e che è pari all’80%. Sempre secondo Confindustria nei prossimi anni le aziende avranno bisogno di oltre 200mila figure specializzate nei nuovi settori che si sono aperti con l’Industria 4.0. Si tratta di una rivoluzione avviata grazie all’impiego delle nuove tecnologie e di strumenti di automazione che naturalmente richiedono personale specializzato.
Il problema sta proprio qui: nell’assenza di figure professionali simili.
L’Industria 4.0 necessita di nuove hard skill, competenze adeguate per saper gestire la rivoluzione tecnologica e le aziende sono alla ricerca di candidati in possesso di queste capacità. I canali stessi di marketing si sono trasformati con l’avvento del web cosicché un’azienda anche se offline dovrà comunque adeguarsi per la propria promozione ai canali digitali. Ecco che allora la pubblicità passa dal web e figure professionali come il Digital advertiser sono determinanti per garantire alle imprese una maggiore visibilità rispetto ai loro competitor e gestire campagne pubblicitarie efficaci sul web.
Tra le hard skill più richieste troviamo quelle legate al settore della telefonia mobile dove la crescente diffusione di applicazioni mobile ha aumentato la richiesta di sviluppatori. Si tratta di figure professionali che svolgono un lavoro trasversale, non solamente tecnico, ma anche di gestione del team e in grado di interfacciarsi con il responsabile marketing. Ad esempio, un’azienda leader nel settore dei giochi online come PokerStars Casino da anni punta sul mobile per intercettare l’aumento della richiesta da parte degli utenti di applicazioni di gioco per i dispositivi mobili. Il mercato videoludico è infatti sempre più attratto dalle potenzialità offerte dai nuovi smartphone, in grado di offrire esperienze di gioco impensabili fino a qualche anno fa. La stessa Ubisoft, uno dei colossi mondiali nel campo del gaming è passata negli anni da titoli per desktop e console a giochi esclusivi per smartphone; esempio seguito da Sony, Gamesoft e molte altri editori di videogiochi.
Le aziende puntano sul digitale e sono pertanto alla ricerca di esperti capaci di analizzare i big data (Data Analyst), di professionisti in grado di operare negli spazi virtuali e fisici (User Experience Director), di personale che sappia affrontare le nuove sfide di un mercato dinamico e in rapida trasformazione.
Se da un lato i dati Istat fotografano un disequilibrio significativo nel nostro Paese tra il mondo del lavoro e quello della formazione, dall’altro, però, dovrebbero essere interpretati come l’opportunità di mettere in atto strategie adeguate per rispondere ad una simile sfida.