Lettera al Direttore: mattanza di alberi a Rotondi
Egregio Direttore,
ora l’opera è davvero completa!
La triste mattanza degli alberi di Rotondi non ha lasciato superstiti. Anche l’ultimo sopravvissuto, un bellissimo cedro che da oltre 50 anni adornava i giardini dell’asilo Iabbraccio, è stato abbattuto.
Così, dopo il taglio dei maestosi alberi della villa comunale, della villetta di Via Maddalena e di quelli della villa di Campizze, anche l’albero che molte generazioni di bambini avevano conosciuto e ammirato recandosi a scuola, ha subito lo stesso identico trattamento.
Cosa dire?
Non vi è alcun dubbio che qualsiasi pianta, soprattutto se di alto fusto, ha bisogno di manutenzione, che per un albero significa potatura.
Ma evidentemente gli operosi amministratori comunali, che nel giro di poco più di un anno hanno ordinato l’abbattimento di decine e decine di alberi di alto fusto che da quasi mezzo secolo adornavano gli spazi verdi di Rotondi, hanno un concetto di manutenzione che non si discosta molto da quello di devastazione. Così, anziché procedere ad una normalissima potatura delle piante, ne hanno ordinato il totale abbattimento.
Il risultato? Una vera e propria mattanza di bellissimi alberi, pianificata nei dettagli da chi avrebbe, invece, dovuto prendersene cura per preservarli e conservarli nel tempo, quale patrimonio dell’intera comunità.
La scelta, che denota una pochezza culturale che sarebbe più onesto definire ignoranza, riflette non solo la mancanza di rispetto per l’ambiente, ma anche quell’arroganza (tipica degli ignoranti) che fa pensare a certe persone di essere i padroni della cosa pubblica sol perché elette per amministrarla.
Ma hanno mai visitato lor signori i parchi, le ville e i giardini di cui l’Italia è piena?
Hanno mai ammirato la maestosità degli alberi secolari che ne costituiscono la parte più bella e suggestiva? Si sono mai chiesti come mai quegli alberi sono ancora là e a nessuno verrebbe in mente di tagliarli?
Si dirà e si dice che gli alberi di Rotondi erano pericolosi. Che anche un bravo perito agronomo, chiamato apposta per certificarne la pericolosità, ne ha decretato l’abbattimento. Che finanche il Corpo Forestale dello Stato nulla ha obiettato sul punto e che non pochi cittadini plaudono alla coraggiosa scelta.
Il punto, però è un altro. Era proprio necessario abbatterli tutti? Erano davvero tutti pericolosi? Ma come è possibile!
Cosa si è fatto per capire fino in fondo se tutti, ma proprio tutti quegli alberi erano da mandare in segheria? Perché non si è interpellato qualcun altro, magari un perito più coraggioso e rispettoso della natura che si assumesse la responsabilità di salvarne qualcuno.
Se un medico, dopo un’infausta diagnosi, ordina l’amputazione di un arto, ci si rivolge ad un altro medico prima di procedere. Ed è capitato sovente che, alla fine, il malcapitato l’arto riesca anche a salvarlo. Ma nel caso dei nostri alberi non è stato così. Ne è stata ordinata l’amputazione e nessuno ha avuto nulla da ridire. Anzi.
Cosa pensare? Ma soprattutto cosa augurare ai nostri solerti amministratori?
Innanzitutto di non incontrare mai un medico che li tratti come loro hanno trattato i nostri alberi.
Poi, magari, di viaggiare un po’ di più. Così da ammirare quei parchi, quelle ville e quei giardini che Rotondi, per mano loro, non può permettersi di avere.
Cordialmente. Francesco Perone
(Foto da web)