Lettera aperta sull’abbandono di Roccabascerana

Redazione
Lettera aperta sull’abbandono di Roccabascerana
Scende in campo Amo Roccabascerana

Lettera aperta sull’abbandono di Roccabascerana. Riceviamo e pubblichiamo da Stefano Viscione.12 luglio 2020. Nel pieno dell’estate, nel pieno di un’emergenza sanitaria, nel pieno di una crisi economica senza eguali, Roccabascerana riesce a distinguersi in negativo. La giornata tipo per genitori con figli piccoli o per i più anziani inizia così: manca l’acqua potabile. Orami da 3 giorni, ormai da tempo immemore.

Risposte

Ormai le risposte sono sempre le stesse da anni, rottura degli impianti a comuni lontani 100 km da Roccabascerana, rottura alla rete idrica locale, responsabilità delle amministrazioni precedenti, Quelle attuali non possono pretendere dalla società che gestisce, neanche una calendarizzazione della chiusura. Ma c’è l’aria buona a Roccabascerana. Non importa se in un territorio così vasto non esiste uno spazio verde gestito in modo serio dove poter far divertire i più piccoli.

Non importa se nessuno ha pensato mai all’isolamento degli anziani mettendo a disposizione qualche servizio di aggregazione. Non importa neanche che ci siano opere faraoniche costate ai cittadini milioni di euro, chiuse, inutilizzate senza che nessuno si prenda la briga di promuovere un progetto sociale serio.

Promozione territorio

Non c’è una vera promozione del territorio. Si continua 5 anni a 5 anni a promettere grandi cambiamenti che ormai da 20 anni restano vane speranze. C’è un cancro paragonabile a quello della terra dei fuochi: è la convinzione che Roccabascerana non si possa gestire meglio di così.

Tutto viene concepito come un’accusa a questa o quell’altra amministrazione. Non ci si rende conto che la politica dei piccoli centri è cambiata e avrebbe bisogno di una ventata di idee innovative e pratiche. Il fallimento ormai è sotto gli occhi di tutti.

Speriamo di attrarre turismo ma poi non sappiamo offrirgli neanche una doccia domenicale. Non sappiamo canalizzare le risorse naturali che abbiamo, non sappiamo trattare l’ospite con tutti gli onori. Sappiamo mandare cartelle esattoriali, questo si. Al diavolo se abbiamo un quartiere come il centro storico, una perla ormai quasi peggio di come fu lasciata dopo il terremoto dell’80. Centro storico dove  risiedono ancora pochi disperati costretti a sperare che il vento non butti a terra i fili dell’alta tensione che camminano sulle teste appesi a qualche chiodo di fortuna.

Piazza transennata

Sappiamo limitarci a transennare una piazza pubblica da anni perché nessuno si prende la briga di incollare qualche marmo pericolante. Sappiamo ostacolare indirettamente o direttamente quelle poche attività commerciali e turistiche di rilievo che tentano in qualche modo di sopravvivere e vendere le proprie bellezze al turista per caso.

Qual è il senso di tutto questo? A che serve vivere in una comunità che ti limita anche i diritti essenziali? Con quale coscienza possiamo far crescere i nostri figli in una comunità così abbandonata alla presunzione del saper fare meglio di tutti gli altri?

Torpore

Quando ci sveglieremo da questo torpore per rivendicare il diritto alla dignità, potrebbe darsi che sia troppo tardi. Roccabascerana è un progetto fallimentare da almeno 20 anni e l’inadeguatezza e la presunzione di chi la ha amministrata ha portato a convincerci che non possiamo neanche lamentarci. Invece Roccabascerana è fatta di piazze, di borghi, di percorsi naturalistici, di artigianato, di gastronomia, di monti e di sorgenti e di una sempre più sottile speranza di qualche disperato, che tutto ciò può essere la ricchezza di chi ci vive e di chi viene a trovarci.

Basterebbe solo risvegliare le coscienze e far capire ai giovani che tutto è possibile, magari farlo capire dalle voci degli anziani che hanno cambiato le sorti della storia. Basterebbe mettere da parte la presunzione e il campanilismo di chi crede di essere migliore di un altro o di chi crede che la nuova generazione è solo un pacchetto di voti da sfruttare e discutere su un reale progetto comune.

Progetto fatto di nuove idee e nuove ambizioni senza aver paura di perdere la poltrona di turno. Solo il reale confronto e l’umiltà nel condividere idee nuove può salvarci. Altrimenti di questo passo sarà solo una continua presa della Bastiglia che porta solo ad ammazzarci gli uni con gli altri o nelle migliore, a scappare via.