Maestra vince causa contro genitori e dona tutto alla scuola
Maestra vince causa contro genitori e dona tutto alla scuola. «Maestra impreparata e assenteista» così l’avevano definita i genitori. Il giudice di Pace dà ragione a Miriam Riccardi, i genitori si sono scusati, ma hanno dovuto pagare.
I genitori degli alunni avevano pesantemente attaccato la maestra. Dopo le prime lamentele, 17 di loro avevano sottoscritto una lettera, inviata sia al preside che all’assessore all’Istruzione, nella quale si descriveva l’insegnante come impreparata e assenteista.
Ma, lei non ha fatto passi indietro e ha querelato i firmatari. E adesso, dopo 4 anni, il Giudice di Pace di Conegliano le ha dato ragione. Quasi tutti i genitori dei ragazzi si sono scusati e a titolo di risarcimento, come richiesto dalla stessa maestra, faranno una donazione all’istituto comprensivo 1 “Grava”.
Si è conclusa così la vicenda che ha avuto per protagonista la maestra Miriam Riccardi, 60 anni, 41 dei quali passati in cattedra. Nel 2017 insegnava inglese nella scuola elementare Pascoli di viale Istria a Conegliano, plesso dell’Ic Grava.
E’ qui che una parte dei genitori degli alunni ha iniziato a mettere in discussione la preparazione della maestra nella lingua straniera e a puntare il dito contro le assenze giudicate eccessive.
La protagonista
«Si diceva che non davo abbastanza da scrivere. Non è stato semplice portare la lettera scarlatta. Vivere con la sensazione di vergogna per aver fatto il proprio lavoro al meglio è una cosa orribile – spiega la maestra, che adesso insegna nell’elementare Kennedy dell’Ic 2 Cima di Conegliano – quella lettera era piena di falsità.
Alcuni genitori l’avevano firmata probabilmente senza nemmeno rendersi conto dei contenuti. Ma ero stanca di vivere una condizione del genere. Le famiglie devono tornare ad aver fiducia nel lavoro che viene fatto dagli insegnanti». Così è arrivata la querela.
«Le accuse alla docente sono state messe per iscritto, ma anche veicolate tramite WhatsApp e perfino attraverso gli alunni, utilizzati come postini; come per fare volantinaggio, creando un’ampia diffusione a danno dell’immagine dell’insegnante», spiegano dalla Gilda di Treviso.
Davanti al Giudice di Pace, Massimiliano Marchetti, i presidi dell’Ic Grava e gli altri insegnanti hanno evidenziato che Riccardi era stimata e considerata un punto di riferimento.
Le assenze
Per quanto riguarda le assenze, nel procedimento è stato dimostrato che erano giustificate dalle precarie condizioni di salute della madre e, in seguito, della stessa maestra, sottoposta a un intervento.
«La macchina diffamatoria ha raggiunto la maestra in un momento di particolare sofferenza e fragilità, quando ancora non erano terminate la malattia e le terapie, aggiungendo altra sofferenza – sottolineano dalla Gilda – si è trattato di un accanimento, una vera e propria gogna mediatica ai danni della docente.
La sentenza
Alla fine, al cospetto del giudice quasi tutti i genitori si sono detti dispiaciuti per l’accaduto e si sono scusati con la maestra. Che dal canto proprio, preso atto delle scuse, ha rinunciato al risarcimento in cambio di un’offerta all’istituto comprensivo Grava per l’acquisto di materiale didattico per l’insegnamento della lingua inglese.
«È stata una questione di principio – specifica Riccardi – spero che possa servire anche per altri. Gli insegnanti che fanno il loro lavoro devono essere lasciati in pace, non messi alla gogna». A conti fatti, si tratta di una cifra praticamente simbolica. Ma per la docente è il messaggio che conta.
«L’intento della maestra era principalmente quello di accertare che le accuse fossero infondate. Non era interessata a speculare sulla vicenda, bensì a combattere la piaga sempre più frequente dei genitori che attaccano i docenti senza nemmeno preoccuparsi di verificare i fatti e avviare un dialogo.
Tira le fila Michela Gallina, coordinatrice della Gilda degli insegnanti di Treviso, accuse e diffamazioni di questo genere compromettono l’immagine professionale creando difficoltà psicologiche. Atteggiamenti superficiali e aggressivi non fanno bene alla scuola e tolgono serenità e motivazione al proseguimento dell’attività di insegnamento».