Marcinelle, 58 anni fa oggi: il ricordo di Antonio Sacco
Sulla tragedia di Marcinelle, località belga ricca di giacimenti minerari, sono stati versati fiumi di inchiostro. Una cattiva informazione, però, tiene la storia nascosta alle nuove generazioni. L’otto agosto 1956 nella miniera si sviluppa un terribile incendio: muoiono 262 lavoratori, di cui 136 italiani. Imprigionati come topi, questi sfortunati emigranti non riescono a trovare una via di fuga.
Tra questi non possiamo non ricordare la storia di Antonio Sacco da Cervinara. Sedici anni, era dovuto andare via dalla sua cittadina in cerca di fortuna. Un lavoro in miniera, per quanto difficile e impossibile per un adolescente, rappresentò per lui questa “fortuna”. Che in breve tempo si trasforma in una tragedia. Si dirà: altri tempi. Eppure la Cervinara di oggi ricorda molto quella del dopoguerra. Certo, il livello di benessere è enormemente cresciuto; certo gran parte dei cervinaresi ora saranno in vacanza o magari a casa a riposarsi un po’. Il comun denominatore che unisce il paese di oggi con quello di oltre cinquant’anni fa, però, è uno: la mancanza cronica di lavoro. Anche oggi, come allora, i giovani sono costretti ad andare via. Con motivazioni diverse: qualcuno sceglie di andare a studiare lontano dalla Valle Caudina, qualche altro va alla ricerca di una propria realizzazione. La maggior parte, però, va via perché a Cervinara e, più in generale in Valle Caudina, il lavoro non c’è. Le chiacchiere di politici e imprenditori improvvisati non mancano. Qualche espediente “in nero”, in fondo, si trova sempre. Il lavoro, quello che “nobilita l’uomo” no, non c’è. E allora i giovani (ma anche la generazione di chi è alla soglia dei quarant’anni), decidono di tentare la fortuna altrove. Proprio come la famiglia di Antonio Sacco. A lui la sorte fu avversa, terribilmente fatale gli fu quel lavoro tanto agognato. Di lui resta il ricordo della dignità del lavoro, di un sedicenne chiuso in una improvvisata camera a gas mentre lavora con persone molto più grandi di lui. Con la faccia sporca di terra e gli occhi chiusi dal buio, chissà cosa avrà pensato quel ragazzino cresciuto troppo in fretta in un mondo che, allora come oggi, non risparmia nessuno.
Dopo molti anni la sua Cervinara si è ricordata di lui, intitolandogli l’aula consiliare. Lo ricorderebbe meglio, il suo paese natale, se riuscisse ad aiutare i propri giovani a restare invece che partire.
Angelo Vaccariello