Moiano, l’ultimo saluto a Sara

Redazione
Moiano, l’ultimo saluto a Sara

Altri sogni avrà fatto Sara quando pensava alla chiesa di San Pietro Apostolo. Una chiesa stupenda, che lei avrà immaginato di attraversare al braccio del suo papà Felice, in abito bianco. E chi sa quanti di questi ragazzi, che oggi nascondono le lacrime dietro occhiali da sole, avranno sognato di attenderla sull’altare, di alzarle il velo e di inebriarsi di quel magnifico sorriso. E proprio oggi sarebbe stata una giornata ideale per un matrimonio. Ma a Moiano oggi non si piange di gioia, si piange di dolore. Il bianco della bara, spazza via tutte le illusioni. I rintocchi della campana non annunciano una festa ma una tragedia, che per la famiglia Viscusi è iniziata all’alba di domenica e solo Iddio sa quando finirà. Papà Felice, mamma Filomena, la sorella Rosa hanno la disperazione cucita addosso. Disperazione e ferite di chi non riesce a rendersi conto di quanto possa essere crudele il destino. Sono storditi anche dall’affetto, dalla partecipazione sincera che il paese sta dimostrando. A Moiano è lutto cittadino, ma si vede chiaramente che non è una dichiarazione di facciata. È un lutto che la comunità ha sentito, come se ogni famiglia avesse perso una figlia. E che dire dei giovani? Gli amici, anche quelli di San Martino, sono tutti lì. Una folla tanto grande non può trovare posto in chiesa. Ma sono tutti lì e ti colpisce al cuore il silenzio irreale che attende l’uscita del feretro. Qualcuno smanetta sul cellulare, ma lo fa per guardare ancora il profilo facebook di Sara. Da lì, lei continua a sorridere, lei continua ad essere giovane e bella. Forse, mai come questa volta, è meglio un rifugio virtuale che un’amara realtà. C’è tanto dolore, anche dietro una corona di rose rosse. È la corona che la famiglia Pasqualicchio ha inviato a nome di Ruggiero. Il fratello Francesco è in piedi vicino alla cripta, una testimonianza di vicinanza, mentre Ruggiero resta sempre in coma farmacologico e non si può non pensare a quando si desterà e scoprirà ciò che è avvenuto. Don Valerio tenta di scuotere quella coltre di dolore con le parole del Vangelo, con quelle della fede e con quelle che gli detta il cuore. Sa bene che è un’impresa ardua. Ma, forse, proprio Sara riuscirà ad acquietare i familiari e tutti quelli che l’amavano. Non si può non pensare a questo quando la bara esce dalla chiesa e l’accolgono palloncini bianchi che vengono liberati verso il cielo. Poi ci sono gli applausi, si battono le mani e non ci si accorge che gli occhi sono pieni di lacrime. Ma, mentre la bara fende la folla, a tanti torna in mente quel sorriso che ora starà certamente illuminando chi sa quale mondo.  Ed in questo mondo, resterà in tanti cuori.

P.V.