Montesarchio: Bibbia e Corano a confronto
Interessante conferenza sul tema “Ebraismo e Islam confronto di religioni”, sabato sera nell’ex Convento delle Clarisse, organizzata dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme con il patrocinio del Comune di Montesarchio, Rotary Club Valle Caudina ed Associazione turistica Pro loco Montesarchio. Le origini di questo Ordine risalgono ai tempi della liberazione di Gerusalemme dalla dominazione musulmana da parte di Goffredo di Buglione, capo delle milizie della prima crociata.
A moderare l’evento, al quale ha partecipato un pubblico numeroso ed attento, il Cavalier Erminio Striani. Al convegno ha preso parte anche Ennio Zerrillo, preside della sezione Benevento Sannio, Marco Napolitano presidente del Rotary Club Valle Caudina che ha incentrato il suo intervento sull’importanza di “realizzare e partecipare a progetti umanitari”.
E’ stata letta una lettera inviata da Monsignor Aurelio Capone priore della delegazione Principe Arechi, impedito a presenziare da impegni pastorali che ha scritto: “Vi assisto e assicuro la preghiera da Pompei dove mi trovo”. Dopo i saluti del delegato alla cultura Alfonsina Dello Iacovo, è Padre Antonino Carillo, francescano, priore della delegazione di Benevento, ad entrare nel cuore dell’argomento prendendo come punto di riferimento il Corano e la Bibbia ebraica: “Dietro di noi c’è il Cristo e credo che sia il ponte tra le due religioni. Tutte e tre le religioni, islamica, ebraica e cristiana, hanno una radice comune: Abramo che per noi è il padre nella fede, ma per loro, ed in particolare per gli Ebrei, è padre nella carne” spiegando come “questi dalla prima moglie non può avere figli e si unisce alla sua schiava, nasce un figlio Ismaele e da qui gli Ismaeliti e i musulmani ma poi unendosi alla moglie nasce Isacco. La domanda è: qual è il figlio della promessa? Da qui la discendenza degli ebrei, l’ebraismo parte dal patto di alleanza. L’ebreo per essere tale deve essere nato da madre ebrea, ma può entrare nel popolo per mezzo della circoncisione”. E’ sempre Padre Carillo a spiegare poi perché si dice tribù e non popolazione: “L’Ebraismo nasce in seno ad una realtà nomade dove nomadismo significa non avere un luogo dove fissare le radici. Infatti Dio nel libro dell’esodo sceglie Mosè per liberare questo popolo, per dare una terra promessa che diventa un desiderio perché avere una terra significa stare uniti. Altra caratteristica degli ebrei sono le feste: la prima è lo Shabbat: un vero matrimonio settimanale e celebrare lo Shabbat significa cessazione, sedersi: l’ebreo dopo una settimana di lavoro intenso, giunto al sabato, va incontro al suo sposo che è Dio cessando ogni fatica. Infine il Messia: per noi è il Cristo, per loro al centro del mondo intero il popolo della luce, l’elezione di Dio attraverso Abramo è ciò che gli Ebrei si auspicano quando l’ultimo ebreo disperso farà ritorno a Gerusalemme: è il popolo stesso che diventa messia”.
Nel corso della conferenza padre Carillo ha parlato anche della condizione della donna: “Mentre per l’ebraismo si viene riconosciuti per parte di madre, nell’islam la donna è sottomessa, dove la sottomissione è un riconoscimento: la donna musulmana concepisce un figlio, lo educa ma è di proprietà del marito con le conseguenze negative del caso, portare il velo, inoltre, è segno di modestia. Noi siamo per il dialogo se si parla di religione ci inceppiamo, si può parlare però di letteratura, poesia, arte in genere, io ho sempre parlato con queste persone di cucina, insomma, evitando di parlare di religione”.
Ha fatto seguito un dibattito ma, a concludere i lavori della conferenza, è stato sempre Padre Antonino Carillo con queste parole: “Prima o poi loro riconosceranno il Cristo come Messia. L’espansione islamica si è avuta quasi come imposizione mentre il Cristianesimo con il suo ama il prossimo tuo come te stesso, porgi l’altra guancia: è il messaggio che siamo tutti uguali davanti a Dio”.
Il dialogo interreligioso oggi si conferma essere di fondamentale importanza vista la delicatezza del momento storico e deve presentarsi come uno scambio di vedute aperto e rispettoso tra persone, gruppi, comunità e fondarsi sulla libertà e capacità di esprimersi e sulla volontà di ascoltare l’altro.
Brigida Abate