Montesarchio, Dizionario lessico-topografico

Il Caudino
Montesarchio, Dizionario lessico-topografico

Con il suo lavoro, Cenzino D’Apruzo colma una lacuna, purtroppo, sempre più presente nei comuni dell’entroterra della Campania: la perdita delle radici e con essa anche quella della lingua. Dopo un lavoro di puntigliosa ricerca, durato anni, che solo un appassionato della sua terra poteva fare, D’Apruzo ha dato alle stampe il Dizionario lessico-topografico di Montesarchio e della Valle Caudina. Il volume sarà presentato, domenica otto giugno, alle ore 19 e 30, presso la biblioteca comunale, che si trova nella centralissima piazza Umberto. Dopo i saluti della consigliera delegata alla cultura, Alfonsina Dello Iacovo, ci sarà una introduzione della scrittrice Anna Lisi che leggerà anche una poesia dello stesso autore e poi toccherà all’autore spiegare i motivi che lo hanno portato a cimentarsi con un’impresa davvero molto particolare. Come tutti i dizionari, si parte dalla lettera A per arrivare alla Z, in un percorso che, però, racconta anche luoghi, con la spiegazione dei loro toponimi. Narra una storia che rischia di andare perduta, in quanto anche il dialetto, come tutte le lingue, con il passare del tempo, è interessato a delle trasformazioni. Le lingue sono corpi vivi e sono plagiate da ciò che le circonda. Purtroppo, però, i dialetti  corrono il rischio dell’appiattimento, facendo nascere delle parlate omologate in tutta la penisola. Alcuni termini, infatti, oramai vengono usati dai giovani di Bolzano sino a quelli di Marsala. In questo modo, però, si disperdono le origini e se non ci sono punti di riferimento, un patrimonio, che sino ad  oggi, per tante cause era solo orale, rischia di essere dissipato. Ora, però, per quanto riguarda il dialetto montesarchiese c’è questo importante punto di riferimento che, sicuramente, sarà un volume fondamentale per qualsiasi tipo di ricerca. Le trasformazioni della lingua non si possono fermare, ma appare giusto che ci sia un bagaglio culturale al quale attingere per capire chi eravamo e come parlavamo. Magari, questo tipo di ricerca, dovrebbe essere stimolato dall’Unione dei comuni della Città Caudina dei servizi. E, probabilmente, anche le scuole dovrebbero essere coinvolte per fare in modo che i giovani possano conoscere una lingua che era l’unica che parlavano i loro nonni.

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