Montesarchio e la festa di Montemauro

Redazione
Montesarchio e la festa di Montemauro

E’ in corso la festa della Madonna del Carmine alla contrada Montemauro di Montesarchio sulla strada provinciale vitulanese. Ieri sera c’è stata la tradizionale processione con il simulacro della Madonna che è uscito dalla Chiesa a Lei dedicata, chiamata abitualmente “A Madunnella”. Prima della processione la Santa Messa officiata dall’Arcivescovo di Benevento Andrea Mugione e dall’Abate Don Ivan Bosco, mentre stasera ci sarà lo spettacolo di cabaret di Chicco Paglionico di Zelig. Domani invece la XX sagra delle orecchiette con mozzarella saltate al profumo di parmigiano e pecorino e la padellaccia come la tradizione vuole. Ma come è cambiata negli anni questa festa? E’ il presidente del comitato della festa Pellegrino Ferretta in carica da ben ventidue anni a descriverci la sua evoluzione: “Ventidue anni fa c’era solo una breve processione che dalla Chiesa arrivava fino al ristorante La Collina e prima di questa processione una serie di Messe dalle 7 alle 12. I fuochi d’artificio chiudevano i festeggiamenti. Poi, con la costituzione di un comitato per la festa, si sono arricchiti di volta in volta gli eventi in programma. Il comitato in passato si è reso protagonista di diverse iniziative come il restauro della statua della Madonna nel 1999, in occasione del centenario della Chiesa dove è stata effettuata anche la risarcitura totale della facciata, il rifacimento della pavimentazione e del campanile sul quale sono state rimesse le campane rubate nel lontano 1950. Sono delle belle soddisfazioni, è bello sentire la riconoscenza delle persone”.
L’occasione della costruzione di questa Chiesa si fa risalire ad un episodio delittuoso avvenuto circa 150 anni fa. Nel 1860 ai tempi del brigantaggio un uomo soprannominato “Cuoccio” faceva il delatore della polizia, che, grazie a queste soffiate, provvedeva ad arrestare alcuni briganti. Si venne a sapere questo fatto e una notte i briganti presero il Cuoccio, lo torturarono barbaramente, strappandogli tutti i peli e i capelli, e lo ammazzarono. Alcuni contadini, che di buon mattino andavano a lavoro nei campi, videro il Cuoccio sfigurato e furono presi da un grande sgomento. Nonostante non c’erano allora la radio e la televisione, la notizia si diffuse rapidamente e moltissime persone si portarono sul luogo del delitto per curiosare, ma anche per pregare il Signore per l’anima del poveretto. Sul luogo di un tragico evento c’è la consuetudine di mettere una croce, una lapide o qualche altro ricordo. Questo non solo per tramandare ai posteri il fatto, ma anche per la concezione popolare in base alla quale, se non si compie questo gesto, l’anima della persona morta tragicamente non può trovare riposo e si aggira come un fantasma in quel luogo. Per iniziativa di Giuseppe Ciccone morto nel 1873 e di suo figlio Pasquale Pellegrino fu messo un quadro di lamiera raffigurante la Madonna del Carmine. In seguito fu costruita la Chiesetta dedicata alla Madonna del Carmine, alla quale il popolo di Montesarchio è molto devoto, per il desiderio di far portare in cielo l’anima del “Cuoccio”.

Brigida Abate