Montesarchio: La devozione per la Madonna del Carmine
Non si hanno date certe circa l’inizio del culto a Maria SS. del Carmelo a Montesarchio. Certo, rispetto al passato, da uno studio ricerca condotto da Ernesto Sandomenico la devozione mostra un logorio non trascurabile.
“L’affermarsi della cultura della globalizzazione ha allontanato la gente dall’attaccamento alla tradizione ambientale” svalutando il senso del folklore; si è dissolta nel nulla la tradizionale sfilata dei doni che esistono sì, ma non sono nemmeno la pallida ombra di quelli di una volta.
“Erano in sostanza una apoteosi di arti e mestieri nostrani, cioè dei prodotti della terra e del frutto geniale e creativo del lavoro dell’uomo”.
Nella mattinata della domenica il corteo si snodava dai diversi punti di raccolta al suono di diversi complessi bandistici e vi erano rappresentati il lavoro dei campi, dei maestri ebanisti, dei maestri fabbro ferrai, ramai, vasai. Inoltre, il lavoro delle maestre ricamatrici con artistiche tovaglie finemente ricamate anche in oro, non facendo mancare i prodotti di arte culinaria delle nostre massaie, gli unici che vengono ancora offerti come i taralli di Pasqua, panettoni, tagliatelle e famosi biscottini dolci chiamati pastarelle.
Ma, la tradizione non si è completamente esaurita e lo dimostra la presenza del carro allegorico in cartapesta, con ossatura in legno, su cui viene collocata la statua della Vergine nella processione che si snoda la sera della domenica della festa e per l’edizione di quest’anno, ieri, che rispetto alla totale mancata partecipazione dei fedeli dello scorso anno, ha avuto un discreto seguito.
La statua custodita nella Chiesa di San Francesco rappresenta la simbologia del Carmelo e dei prodigi ivi manifestatasi e modellata nella parte anteriore e laterale a forma di montagna (il Carmelo) mentre la parte posteriore tondeggiante dà l’idea di una conchiglia. Barca e conchiglia rappresentano il momento biblico quando il profeta Elia vide salire dal mare una nuvoletta in cui la Vergine Maria di lì a poco avrebbe fatto cadere sul Carmelo una pioggia ristoratrice, segno della Grazia Divina che sarebbe stata effusa sull’umanità.
La festa del Carmine a Montesarchio ha acquistato nel corso del tempo una grandiosità seconda solo a quella della Madonna delle Grazie di Benevento. Risale al gesto del re delle due Sicilie che trasferì nelle nostre tradizioni religiose quella venerazione della Madonna del Carmine che era propria della casa regnante borbonica e quindi dei sui sudditi napoletani.
Negli ultimi tempi il tutto si è affievolito, lasciando costante una massiccia presenza di fedeli soltanto a fine processione ed al suo ritorno nella chiesa di San Francesco, dove sempre più persone assistono ad una emozionante danza della statua.
Un’Ave Maria, intonata dal soprano Flavia Votino di Bonea e dedicata alla Madonna nella sosta effettuata in Piazza Umberto primo, ha toccato le corde dell’anima dei fedeli presenti mentre si dicevano delusi per le luminarie che, questa volta, non hanno regalato il solito spettacolo di gioco di luci magiche e colori e che solitamente si intrecciava con la musica e con i fuochi d’artificio, catapultando lo spettatore in un mondo incantevole.
Domani il concerto di Moreno allieterà i cittadini, mentre si confida nello spettacolo piromusicale che a mezzanotte dalla Torre medioevale avvolgerà il paese in uno scenario da sogno.
Brigida Abate