Montesarchio: pellegrinaggio a Montevergine
E’ partito poco fa da Montesarchio un pellegrinaggio per il santuario di Montevergine che vanta una tradizione centenaria e che da circa un ventennio è organizzato con passione da Angelo Caporaso, Angelo, Domenico, Antonio e Serafino Colandrea, Giuseppe Bucciano, Alfredo Cecere, Michele Pavone, Nicola Paradiso, Licandro D’Antico, Pompeo De Guida, Ferdinando Izzo e Paolo Zotti.
Un gruppo che ha deciso di dare l’occasione ai fedeli di fare un cammino di fede, una tradizione molto sentita nel paese caudino tanto da toccare nel 2012 punte di un migliaio di pellegrini partecipanti. Un’esperienza formativa unica, che impegna il fisico e rafforza l’anima; che vede la salita al Monte Santo, la celebrazione della Via Crucis e la salita della Scala Santa. Il pellegrinaggio è partito da P.zza Umberto I. La prima sosta sarà effettuata davanti al Cimitero dove i pellegrini dedicheranno il percorso anche ai loro cari defunti, mentre alle 23.30 nella Chiesa Assunta in Pannarano il parroco darà spiegazioni sulla importanza del pellegrinaggio.
Una nottata insieme fatta di riflessioni e preghiere per aspettare l’alba ed affrontare l’ultimo tratto dove sono predisposte le stazioni per la Via Crucis. Giunti al Santuario ognuno potrà confessarsi e partecipare alla messa delle ore 9.30. Un legame quasi indissolubile unisce il santuario di Montevergine e la Sacra Sindone (il sottile lenzuolo che avvolse il corpo di Cristo).
Scoppiato nel settembre del 1939 il conflitto mondiale ed essendo più che probabile l’entrata in guerra dell’Italia, il Re Vittorio Emanuele III pensò di mettere al sicuro il sacro lenzuolo che avvolse il corpo di Cristo dopo la deposizione dalla Croce. La più straordinaria icona cristiana, fino allora custodita nella cappella di Palazzo Reale a Torino, fu fatta trasportare alla cappella “Guido Reni” del Quirinale, dove risiedevano i Savoia, luogo che non offriva le maggiori garanzie di sicurezza e incolumità dalle incursioni aeree e da altri pericoli della guerra. Fu così trasferita in automobile, senza alcuna scorta militare, nel Santuario di Montevergine.
La tradizione dei pellegrinaggi è molto antica e risale ai discepoli di Guglielmo, fondatore del Santuario nel lontano 1126, che ben presto diffusero in tutta la Campania e nelle regioni circostanti la devozione che unisce ancora oggi i pellegrini e che insieme raggiungono il luogo irpino da ogni dove. Il movente del faticoso viaggio e dell’aspra salita alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, delle prolungate preghiere e delle offerte dei credenti è stato sempre l’invocazione della potente intercessione della Madonna per ottenere la misericordia di Dio. Ed è così che Montevergine si è trasformato presto nel Santuario mariano più famoso e visitato dell’Italia Meridionale e i pellegrinaggi assumono la loro specifica caratteristica.
Il pellegrinaggio di Montesarchio è un esempio da seguire in un periodo in cui si manifesta una contraddizione per certi versi paradossale, vivendo infatti, in un mondo “globalizzato”, in cui l’affermazione delle differenze è diventata un’esigenza molto più sentita che in passato, è l’esperienza adatta per chiunque stia cercando una risposta ed un senso al proprio vivere quotidiano.
Brigida Abate