Napoli: incontri di lettura a Poggiorale
Dal nostro inviato Peppino Vaccariello
Per scaramanzia non viene nominato. Ma, se dovesse succedere quello che la città aspetta da trenta anni, è pronto a scrivere un racconto di quelle emozioni insieme ai detenuti di Poggioreale e Danila De Lucia, editrice beneventana, si è già offerta di pubblicare quel libro. Il carcere di Poggioreale ospita 1.930 detenuti, naturalmente, a questi si deve aggiungere tutto il personale che vi opera all’interno. La struttura che dirige Antonio Fullone è una città dolente dentro alla metropoli di Napoli, che ospita umanità di ogni genere. 40 di quei detenuti, dei padiglioni Livorno, Firenze ed Avellino, grazie all’associazione La Mansarda, presieduta da Samuele Ciambriello, stanno seguendo un percorso per la lettura di libri. E’ inutile sottolineare cosa voglia dire, per una persona ristretta tra quattro mura, con le sbarre alle finestre, potere evadere con la mente e la fantasia.
Il difficile sta nel fatto di fare in modo che queste persone prendano in mano un libro, poi pagina, dopo pagina, tutto il resto arriva da solo e può dare risultati sorprendenti. Lo abbiamo constatato di persona perché abbiamo assistito all’incontro di quei 40 detenuti con gli autori che hanno letto. Maurizio de Giovanni, Bruno Menna, Danila De Lucia e lo stesso Samuele Ciambriello hanno risposto, in un bell’incontro, alle domande dei detenuti all’interno del carcere. Il libro di Maurizio de Giovanni era Il Resto della settimana, quello di De Lucia e Menna, invece, In co’ del ponte. I detenuti non solo li hanno letti, ma da quelle pagine hanno sviluppato pensieri e riflessioni di grande profondità. Se, infatti, uno che sta scontando una pena detentiva chiede a de Giovanni che valore abbiano i ricordi e come bisogna convivere con quelli brutti, che nel suo caso, solo Dio sa a cosa potesse riferirsi, allora si capisce l’immenso valore che può avere la parola scritta ed il talento di uno che sa raccontare emozioni. Il libro di de Giovanni è dedicato alla passione per il gioco del calcio e all’amore per il Napoli, cosa che accomuna la maggior parte della popolazione carceraria di Poggioreale. Da qui la richiesta di uno di loro di raccontare cosa possono provare queste persone dietro alle sbarre nel caso in cui si avverasse il sogno. Molto interessante anche la domanda su un dialogo tra padre e figlio che è contenuta in Ca del Ponte, mentre, invece, ha strappato risate volute il racconto di una parte della vita di Ciambriello. Il dialogo è continuato anche ad incontro finito, come sempre de Giovanni, Menna, De Lucia e Ciambriello hanno mostrato umanità e disponibilità. Alla fine, però, è molto vero quello che ci ha detto una delle volontarie dell’associazione La Mansarda.
“Frequentare queste persone, vedere le cose dal loro punto di vista, ci arricchisce ogni giorno di più”. Niente come la lettura ci rende liberi, forse, ce lo dovremo ricordare quando sfogliamo un libro nelle nostre comode case. (gli scatti sono di Vincenzo De Lucia).