Processo Pagnozzi, la difesa: Ribalteremo la sentenza
Valle Caudina. Prima che il Gup Nicotra si ritirasse in camera di consiglio, Domenico Pagnozzi, collegato in video conferenza dal carcere di Spoleto, ha chiesto di rendere delle dichiarazioni spontanee. Non solo, ha chiesto il permesso alla dottoressa Nicotra, per far si che il tecnico zoommasse sul suo viso. E, a questo punto ha detto: “Giudice, guardate bene questa faccia, io non ho ucciso Giuseppe Carlino”. Pagnozzi si riferiva alla testimonianza dell’unico testimone oculare dell’omicidio, avvenuto a Torvaianica, l’11 settembre del 2001, ossia, alla mamma di quello che veniva considerato il boss della Marianella. Secondo la donna, scomparsa poche settimane fa, ad uccidere il figlio era stato un uomo alto, bruno e dal viso “ scannato”, ossia, irregolare. Viceversa, Domenico Pagnozzi è di altezza media, ha i capelli castani e gli occhi chiari ed un viso regolare. La testimonianza della donna, quindi, sarà uno degli elementi cardini del ricorso in Appello che si accinge a preparare, l’avvocato Dario Vannetiello. Il legale caudino è in attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, con la quale il suo assistito è stato condannato all’ergastolo per preparare, quello che lui stesso ha definito un vibrante appello. Ci sono tanti elementi, in questo procedimento, che non sono stati tenuti nella debita considerazione e che saranno al centro di un nuovo processo, dove non sono esclusi colpi di scena, anche clamorosi. Colpi di scena, che già altre volte, hanno consentito all’avvocato di ribaltare, completamente, le sentenze in primo grado per Domenico Pagnozzi. E, a quanto sembra, quella della testimonianza della madre di Carlino, non sarebbe l’unica inconcludenza di questo processo. Altri elementi dovrebbero portare ad un appello, aperto ad ogni conclusione.