Profughi a Rotondi: aumenta la preoccupazione tra la gente
Rotondi. È un vero e proprio cortocircuito quello che si sta per verificare domenica, nello stesso paese a pochissima distanza. Un cortocircuito, figlio dei tempi terribili che stiamo vivendo, tempi di paura e di rabbia, tempi di sonno della ragione. Il comune di Rotondi dista meno di un chilometro da via Varco. Quasi in contemporanea, domenica mattina, in questo piccolo paese che rappresenta solo un punto, piccolo, piccolo su un mappamondo, si verificheranno due eventi diversi, opposti, entrambi di grande importanza. Al comune è prevista una riunione straordinaria del consiglio comunale, una seduta straordinaria ed aperta al pubblico, con un solo punto all’ordine del giorno, l’ipotesi di realizzazione di un centro accoglienza profughi. Prima erano solo voci, poi qualche giorno fa, proprio mentre esplodeva l’attacco terroristico a Parigi, la notizia è stata confermata: un albergo che si trova lungo la strada statale Appia sta mettendo a punto le varie autorizzazione per aprire il centro di accoglienza. La gente, soprattutto quella di Campizze, dove si trova l’albergo, ha paura. Campizze conta meno di 500 abitanti, la maggior parte dei quali, dediti al commercio. L’arrivo dei profughi può destabilizzare tutto. E se poi tra quelli ci fosse un terrorista, un bandito,insomma, un pericolo. I profughi dovrebbero essere persone che sfuggono al terrore, alla guerra, alla tirannia, alla morte. Ma, per apourarlo sono necessari tanti mesi che potrebbero essere troppi. Rotondi non conosce il razzismo, anzi, ha accolto persone provenienti dall’ Est europeo, impiegate nelle aziende della zona. Ma anche l’Italia non è mai stata razzista, è stata sempre un crogiolo di popoli, per secoli e secoli. Ma quanto stiamo cambiando? Quanto la paura sta trasformando le nostre abitudini? Domenica, nella discussione, sarà interessante capirlo. Nello stesso tempo, a via Varco, la strada dell’arte, quattro artisti famosi, apriranno le porte dei loro laboratori. Certo, non si possono paragonare le due cose. Non si può mettere in relazione l’apertura di un centro profughi con una visita di poche ore. Eppure, l’arte è stata e sarà sempre contaminazione. Anche a via Varco sarà interessante capire di cosa si parlerà e se da quegli artisti possa arrivare un segnale, un segnale importante che percorra quel chilometro scarso e ci induca a riflettere.
Peppino Vaccariello