Ridotta in Appello la condanna ad un 26enne accusato di maltrattamenti in famiglia ed estorsione

La corte di appello di Napoli ha riformulato la pena

Redazione
Ridotta in Appello la condanna ad un 26enne accusato di maltrattamenti in famiglia ed estorsione

Ridotta in Appello la condanna ad un 26enne accusato di maltrattamenti in famiglia ed estorsione. La Corte di Appello di Napoli –I Sezione Penale – presieduta dal dott. Di Gregorio, nonché Consigliere Relatore, all’esito della sua camera di consiglio, dopo una articolata discussione del difensore di fiducia dell’imputato Avvocato Giovanni Adamo ha emesso una sentenza che ha parzialmente accolto l’appello proposto, condannando B.G., alla pena finale di anni 4 e mesi 2 di reclusione per i reati di maltrattamenti in famiglia e plurimi episodi di tentata estorsione.

La pena inflitta è stata determinata previo riconoscimento pieno del vincolo della continuazione tra una sentenza di condanna ad anni 2 e mesi 4, divenuta irrevocabile la cui pena finale era stata già scontata e le varie figure di reato contestate nell’ambito del processo di appello.

Nel giudizio di primo grado, nonostante la difesa dell’imputato, sempre rappresentata dall’Avvocato Giovanni Adamo, avesse incentrato fermamente la linea difensiva sulla esclusione della sussistenza di alcuni reati satelliti, quali minaccia e danneggiamento, mentre per altri insisteva nella richiesta di riconoscimento del vincolo della continuazione, ritenuto che nella vicenda oggetto del processo era giuridicamente necessario procedere alla scissione tra la continuazione interna e quella esterna tra le varie figure di reato, atteso che le singole condotte andavano esaminate unitariamente perché rientranti nel medesimo disegno criminoso.

Il giudizio di primo grado, celebratosi innanzi al Tribunale di Avellino, con le forme del giudizio abbreviato aveva condannato il giovane alla pena di anni 4 e mesi 8, escludendo il vincolo della continuazione con un’altra condanna pari ad anni 2 e mesi 4 di reclusione, già interamente espiata, confermando la sussistenza dei reati satelliti contestati.

Inoltre, ad avviso della difesa non sussisteva un’adeguata motivazione in ordine alle ragioni tecnico-giuridico che avevano fatto ritenere al giudice delle prime cure che le condotte dovessero essere esaminate autonomamente e non avvinte dal medesimo disegno criminoso che prevedeva una valutazione unitaria.

La Corte d’Appello, accogliendo i motivi di gravame, ha ritenuto pienamente sussistente il vincolo della continuazione, così come invocato dalla difesa, mentre per altri reati su cui vi era richiesta di assoluzione nel corso del giudizio di primo grado, vi è stata decisione di assorbimento delle figure di reato con quelle inserite nella continuazione, precisando che i fatti contestati non dovessero essere considerati autonomi e non sussisteva alcuna ragione di carattere giuridico affinchè gli stessi non potessero integrare un’unica condotta criminosa.

In assenza di tale decisione della Corte di Appello di Napoli, ossia in caso di conferma della sentenza di primo grado il giovane imputato avrebbe dovuto scontare la pena finale di anni 4 e mesi 8 di reclusione; viceversa con l’accoglimento dei motivi di appello circa la sussistenza del vincolo della continuazione sia essa interna che esterna, alla pena finale di anni 4 e mesi 2 di reclusione di reclusione vanno decurtati anni 2 e mesi 4 perché già scontati con sentenza irrevocabile e anni 1 e mesi 3 di reclusione quale presofferto agli arresti domiciliari.

Allo stato, a fronte di una condanna così elevata, gli restano da scontare solo 7 mesi di reclusione sui quali può essere richiesta la liberazione anticipata, beneficio che prevede la riduzione della pena di 45 giorni per ogni semestre di detenzione patito, pertanto nel mese di settembre il giovane imputato tornerà ad assaporare il piacere della libertà.

Ad oggi l’imputato si trova sottoposto al regime degli arresti domiciliari in una struttura residenziale per aver intrapreso un percorso terapeutico riabilitativo.