Riscuotevano reddito di cittadinanza per conto di 9mila romeni

Redazione
Riscuotevano reddito di cittadinanza per conto di 9mila romeni
57 persone in provincia di Avellino intascavano illecitamente il reddito di cittadinanza

Riscuotevano reddito di cittadinanza per conto di 9mila romeni. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cremona e di Novara, su disposizione del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, hanno arrestato 16 persone.

Facevano parte di un’associazione a delinquere capeggiata da cittadini romeni che incassava il reddito di cittadinanza per conto di persone prive dei requisiti previsti dalla legge.

I promotori, cittadini di origine romena, procuravano i documenti e i nominativi di propri connazionali con l’aiuto anche di complici all’estero. I documenti erano poi consegnati, attraverso diverse persone di fiducia, anche a dei titolari compiacenti di alcuni Caf.

Tre per la precisione, due nella città di Milano e uno nella provincia, che compilavano la falsa documentazione per richiedere indebitamente la misura di sostegno. Gli altri membri della banda della maxi truffa erano poi incaricati di ritirare le card negli uffici postali.

Tra le misure di ordinanza cautelare ci sono quindi anche i titolari dei centri di assistenza compiacenti, che, secondo le ricostruzioni, oltre alla percentuale per il loro lavoro che normalmente percepiscono dal Ministero per ogni pratica evasa, ricevevano “per chiudere un occhio” anche una percentuale dai malviventi.

La banda ha portato avanti la stessa truffa anche con il reddito di emergenza Covid

Le analisi di oltre 14mila posizioni da parte delle Fiamme Gialle di Cremona e Novara ha permesso di individuare 9mila richieste per persone che non ne avevano diritto, per una truffa dal che si aggira intorno ai 20 milioni di euro.

Queste 9 mila pratiche sono riconducibili a persone che hanno effettivamente percepito indebitamente la misura di sostegno; ma sono in corso indagini per capire se alcuni di questi fossero o meno a conoscenze dell’utilizzo dei loro dati; e altri invece potrebbero essere riconducibili a vere e proprie identità “fantasma”.

Una volta scoperta la truffa sono stati interrotti i pagamenti evitando così l’erogazione di altri 60 milioni di euro. Non contenti i membri della banda criminale, nonostante le perquisizioni, gli interrogatori ed i sequestri avvenuti nel corso delle indagini, hanno continuato a compiere truffe.

Hanno usato gli stessi documenti per ottenere il reddito di emergenza. Essendosi “bruciati” i Caf compiacenti, i soggetti si sono rivolti a dei Caf ordinari. Qui in alcuni casi erano obbligati i titolari, con minacce ed intimidazioni, a inoltrare oltre 1.200 domande; che hanno causato un’ulteriore truffa per 1,5 milioni di euro. (fonte fanpage.it)