Rotondi, zì Mimì: il fiero operaio dal cuore d’oro
Una vita alla catena di montaggio, in tuta blu, fiero di far parte di quella che veniva considerata l’élite della classe operaia. Domenico Bove, il 77enne travolto sull’autostrada nei pressi di Firenze, per tantissimi anni aveva lavorato alla Fiat di Torino.
Era originario di Paolisi, ma si era sposato a Rotondi.
Aveva lasciato Rotondi fiero di iniziare un percorso di vita che lo avrebbe emancipato. Aveva partecipato alle lotte operaie, restando sempre attaccato al lavoro, alla famiglia e alla fabbrica.
Lavoro duro, turni di notte, la catena di montaggio non è certo una passeggiata, ma lui aveva l’etica del lavoro.
A Torino aveva comprato casa ma, una volta arrivato l’agognato momento della pensione, era tornato anche nella sua Rotondi in via Perroni.
Nel capoluogo piemontese era rimasta la figlia Patrizia che lì si era sposata. Il cuore di Roberta, invece, la seconda figlia, che ora lotta in un letto di ospedale a Firenze, l’aveva rapito un rotondese, un maresciallo dell’esercito. Così zì Mimì, come lo chiamavano tutti a Rotondi in segno di rispetto, e la moglie si dividevano tra le due figlie, tra i nipoti piemontesi e quello rotondese, tra la Valle Caudina ed il capoluogo piemontese, dove aveva sudato e si era fatto una posizione.
L’ultimo viaggio, purtroppo, gli è stato fatale. A 77anni zì Mimì era forte e lucido, tanto da continuare a guidare lui anche per viaggi lunghi. Un suv lo ha travolto, ha travolto tutta la sua esistenza, ha squarciato una famiglia. Ora Rotondi prega per Roberta, il giovane architetto che aveva deciso di accompagnare mamma e papà dalla sorella a Torino. Sarebbe rimasta qualche giorno, per poi scendere in treno. Il marito è con lei in ospedale, il figlio Pasquale l’aspetta a casa. Tutti l’aspettano. (foto Riccardo Germogli / Fotocronache Germogli)