San Martino, don Salvatore: Su le mani!

Il Caudino
San Martino, don Salvatore: Su le mani!

San Martino, don Salvatore: Su le mani! Pubblichiamo la risposta di don Salvatore Picca ad un manifesto pubblicato a San Martino.

“Il Parroco, nello svolgimento del suo ufficio, è tenuto a curare diligentemente, come custode responsabile, gli immobili e gli arredi di pertinenza del complesso parrocchiale, anche se questo sia di proprietà di un ente diverso dalla parrocchia, in modo da evitarne il deperimento.

È dovere grave e proprio del Parroco conservare e accrescere il patrimonio della parrocchia. Egli deve, pertanto, provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria di tali beni.” (Vademecum per l’amministrazione delle Parrocchie).

Venuta

Da quando il 22 febbraio del 2011 sono stato immesso nel possesso canonico della Parrocchia dei Santi Giovanni B. e Martino V. posso dire, senza avere il dovere di dover dare contezza di quanto affermo poiché è sotto gli occhi di tutti, che questo principio ha da subito ispirato il mio ufficio di Parroco.

In dieci anni, infatti, senza alcuna sosta, mi sono speso in ogni modo per riportare tutto il patrimonio parrocchiale, che versava in uno stato gravissimo di abbandono e trascuratezza, allo splendore e al decoro che si addice a tutto ciò che deve esser dedicato al culto di Dio.

Gratitudine

Vorrei, quindi, esprimere la mia profonda gratitudine all’avv. Adamo per quanto ha scritto sul manifesto affisso questa mattina per le strade di San Martino (il suo zelo per il bene dei suoi concittadini ci commuove, ma ci lascia anche molto dubbiosi e ci fa sentire molta puzza di bruciato!), perché mi dà la possibilità di chiarire che, anche nella volontà di restaurare e rendere di nuovo agibile la Cappella del Santissimo Rosario del Cimitero di San Martino, ho agito, come sempre, in perfetta buona fede avendo davanti agli occhi la certezza di dover provvedere al mantenimento dei beni parrocchiali e di dover tutelare la salute e la sicurezza delle persone che usufruiscono dei beni proprietà della Parrocchia.

Cappella

Che la Cappella del Santissimo Rosario versasse in uno stato di abbandono e di pericolo per tutti i cittadini era sotto gli occhi di tutti, tanto che i Vigili del Fuoco questa mattina stessa hanno provveduto a chiudere definitivamente l’immobile e a recintarlo fino a quando non saranno eseguiti i lavori di messa in sicurezza.

I lavori di messa in sicurezza della Cappella erano talmente costosi che mi sono visto costretto, non avendo la Parrocchia altre possibilità per reperire i fondi necessari per il restauro, a garantire la degna sepoltura a chi si trova attualmente nella cappella (i confratelli, infatti, avevano il diritto ad esser sepolti nella cappella, non in un luogo preciso della cappella) e a studiare un modo per avere le entrate necessarie per i lavori di messa in sicurezza.

Ecco perché ho pensato di mettere in vendita (forse l’avvocato non ha consultato le quote previste per ogni loculo o ossario, perché si sarebbe reso conto se lo avesse fatto che sono di gran lunga inferiori a quelli che si trovano in giro in qualsiasi cimitero!) i loculi di nuova realizzazione in modo da eseguire con il ricavato i lavori necessari.

Legittimità

Se, come sostiene l’avvocato, non sono legittimato a farlo dovrebbe spiegarlo all’Arcivescovo di Benevento e non certo a me che ho la responsabilità della gestione della Cappella da Lui consegnatami tra i beni della Parrocchia; e che io dovrò ritenere tale fino a prova contraria (non è certo un manifesto pieno di citazioni, infatti, che scioglie i dubbi sulla titolarità di un immobile; ma una decisione della competente autorità giudiziaria).

Modi

Dispiacciono, invece, certamente i modi e i toni diffamatori usati dall’avvocato; ma li comprendo come il frutto di altre logiche distanti dal volere il vero bene dei fedeli e dei cittadini tutti; infatti, comprendo che il lockdown e la chiusura dei Tribunali ha portato le casse dell’avvocato a svuotarsi; e che ora gli serve ogni modo e maniera per cercare di recuperare fondi per la sopravvivenza; tuttavia, mi preme ricordare che la calunnia e la diffamazioni sono reati non solo nell’ordinamento canonico ma anche in quello civile; e pertanto non tollererò più le sue uscite pubbliche “poco istituzionali”; avendo tra i miei doveri, anche quello di tutelare il buon nome e la credibilità morale della figura del Parroco di San Martino.

Senza rancore e senza alcuno spirito polemico.
Don Salvatore
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