San Martino, un tarallo unico e speciale
Tra tante bontà, ha conquistato il suo spazio durante il collegamento in diretta con il Tg3 itinerante di sabato scorso. Ma quello che i telespettatori campani non potranno mai scoprire se non assaggiandolo, è la bontà assoluta del tarallo di San Martino. È un tipico prodotto pasquale, ricetta nota ma che può cambiare leggermente a secondo della famiglia che tramanda, gelosamente, il segreto. Il nome è un toponimo anche se da tempo non viene più prodotto solo a San Martino. Si chiama sempre così, ma diversi panificatori della Valle Caudina si sono appropriati della ricetta.
E lo si può gustare tutto l’anno perché è così buono che è un peccato aspettare Pasqua. Ma la festa della Resurrezione segna il suo trionfo. E se non si ha la fortuna di avere un amico che ha un’anziana zia che li fa, quelli veramente tradizionali si possono trovare nel panificio di Centina che si trova in via Variante.
Sono giorni di lavoro durissimo per il panificio, ma la proprietaria dedica la massima cura ai “pizz palumm” e soprattutto ai taralli. L’antica ricetta trova qui una sacerdotessa ispirata che la mette in pratica, seguendo una vera e propria ispirazione. Stessa cosa avviene anche negli altri forni, ma quello della signora Centina raggiunge dei volumi altissimi di produzione, segno di una fortissima domanda. Qualche anno fa si era addirittura parlato di un disciplinare per regolarne la produzione su canoni ben precisi. Purtroppo, non si è ancora arrivati a farlo, ma dovrebbe essere un impegno ben preciso. Il tarallo di San Martino merita di essere assaggiato. Una volta assaggiato, si amerà per sempre.
P. V.