San Martino Valle Caudina: assolto ex ristoratore accusato di ingiurie e reiterate minacce di morte
Stamattina davanti al Tribunale Penale di Avellino Giudice Monocratico – dott.ssa Maria Rega -, si è conclusa con sentenza di assoluzione con formula piena la singolare esperienza giudiziaria che ha visto coinvolto come protagonista un sessantaduenne ex ristoratore di San Martino Valle Caudina A.P.
La vicenda traeva origine dalla stipula di un contratto di locazione a favore di persone provenienti dall’Italia settentrionale, che avendo avuto in locazione l’abitazione della moglie dell’imputato, l’avevano quasi trasformata a canile comunale, dando accoglienza e ricovero a circa 15 cani. L’imputato più volte aveva invitato gli stessi ad avere maggiore cura degli animali, tenuto conto che dal luogo dove erano custoditi giungeva un odore nauseabondo, provocando continui fastidi al suo nucleo familiare che viveva di fronte alla loro abitazione. Nonostante numerosi inviti e solleciti, senza sortire alcun effetto, l’ex ristoratore aveva provveduto a dare comunicazione alle Autorità Locali ed al Servizio canino presso l’ASL di competenza, ma tale attività non dava alcun risultato. Con il passare del tempo i rapporti tra i due nuclei familiari diventavano sempre più tesi, sino al punto che iniziavano ad ingiuriarsi ed a scambiarsi pesanti offese, per cui l’imputato per precostituirsi la prova delle condizioni di degrado e di abbandono in cui vivevano gli animali aveva scattato numerose foto che ritraevano non solo la presenza degli animali nel cortile comune antistante alla loro abitazione, ma anche gli inquilini durante lo svolgimento di azioni attinenti la vita quotidiana. Dopo una serie di litigi ed accaniti alterchi, si era arrivati anche al proferimento di frasi minacciose di morte. A conclusione di un altro screzio tra i due nuclei familiari, i conduttori dell’immobile locato, avevano provveduto a denunciare alla Procura della Repubblica di Avellino l’ex ristoratore per numerose fattispecie di reato. Infatti, sulla scorta della denuncia delle persone offese, il Pubblico Ministero aveva formulato gravissime imputazioni che andavano dall’ingiuria, alla minaccia grave e alla interferenza illecita nella vita privata. Nel corso della celebrazione del processo i proprietari dei cani avevano ritenuto di costituirsi parte civile, richiedendo una severa ed esemplare condanna dell’imputato, pretendendo il risarcimento dei presunti danni subiti, che si sarebbero concretizzati solo in seguito all’emissione di un provvedimento di condanna. Purtroppo, e per fortuna del malcapitato sessantaduenne, le cose sono andate in modo diametralmente opposte.
La difesa dell’imputato rappresentata dall’avvocato Giovanni Adamo del foro di Avellino, smontando giuridicamente e neutralizzando in modo capillare le richieste formulate sia dal difensore della parte civile che dal Pubblico Ministero è riuscito a dimostrare l’assoluta innocenza del suo assistito. Alla fine della sua requisitoria la Pubblica Accusa aveva richiesto la condanna dell’imputato ad un anno di reclusione per tutti le ipotesi delittuose addebitate. La linea difensiva, prospetta dal difensore dell’imputato, ha trovato il suo vulnus in numerosissime decisioni della Suprema Corte di Cassazione, che gli hanno consentito di sostenere fermamente l’assoluta insussistenza di qualsivoglia responsabilità penale a carico dell’imputato. Nella sua convincente arringa finale ha segnalato al giudicante “che le riprese fotografiche effettuate in luoghi condominiali e facilmente osservabili dall’esterno da terzi, senza l’utilizzo di particolari strumenti non possono essere oggetto di tutela giuridica, di conseguenza il soggetto effigiato non più accampare nessuna richiesta di natura risarcitoria”. Il giudice ha condiviso ampiamente le considerazioni elaborate dalla difesa ed ha mandato assolto l’imputato da tutti i reati contestati. Dopo quasi cinque anni di battaglia giudiziaria e di scontri dialettici in aula, l’ex ristoratore ritrova la tranquillità e la serenità che era venuta a mancare.