San Martino Valle Caudina: la distruzione che poteva essere evitata
San Martino Valle Caudina. Le nostre montagne, come tutta la fascia del Partenio, in parole semplici, hanno determinate caratteristiche geomorfologiche in quanto con forti piogge concentrate in poco tempo si imbibiscono (impregnano) di acqua e dove vi è maggiore pendenza dei versanti scivolano verso valle incanalandosi nei torrenti.
Confrontando e correlando i dati dati pluviometrici dell’evento del 15/16 dicembre 1999 e del 21/12/2019 si nota che, al momento della frana nel 1999 erano caduti 320 mm mentre nel 2019 sono caduti 300 mm ( circa 190 solo il gg 21/12). La differenza sostanziale dell’evento del 2019 sta nella quantità di millimetri di pioggia oraria. A testimonianza vi è una diversa se non maggiore esondazione dell’Isclero nei Comuni di Cervinara a Rotondi.
Ribadendo che, secondo me, la mancanza di una vasca di laminazione ( loc. Vallicella) e/o briglie selettive, dov’è avvenuta la frana è stata nefasta. La funzione di queste opere è quella di rappresentare una valvola di sfogo delle piene e/o alle colate in questo caso, rallentando il flusso delle acque, non ha quindi ridotto ne l’esondazione in prossimità del centro abitato e ne eliminato il problema del trasposto solido poi ha creato un tappo nel torrente Caudino in prossimità del Comune.
L’evento di qualche giorno fa ha lasciato un segno indelebile negli animi e nelle menti di tutta la popolazione e dovrà servire come monito in quanto l’ambiente naturale credo meriti una particolare attenzione di manutenzione e interventi mirati alla mitigazione del rischio anche sui versanti montani più accliviati ( finora esclusi dalla possibilità di intervento), talvolta privati e/o abbandonati (una prima idea già posta alle osservazioni al Puc qualche anno fa). Soprattutto da parte delle Istituzioni che delle giovani generazioni, occorre ripensare a tali problematiche come elementi di gestione del territorio e con esse, magari di opportunità di crescita e lavoro, che spesso sono molto lontane da certi fenomeni (naturali) che, al contrario, andrebbero studiati a fondo, per affrontare con più facilità e consapevolezza i pericoli e le difficoltà che essi, talvolta, presentano.
Occorre ritornare ad una “politica sistemica del bosco” , attraverso investimenti intelligenti e non solo di spesa occasionale, come e’ avvenuto in alcuni precedenti interventi commissariali, realizzati talvolta in deroga a tutte le normative nazionali in materia di lavori pubblici e senza coinvolgere i territori in modo organico. Occorre uno sforzo di ascolto e di successiva decisione da parte di tutti i presidi istituzionali preposti. Emerge chiara l’esigenza di provarci a più mani e coinvolgendo voci plurali.
Le speculazioni politiche avvenute nel recente passato spero non trovino cittadinanza. Tanto, non per vantare primogeniture, ma solo per mettere in ordine idee e posizioni. Il tempo dirà la propria anche stavolta ricordandoci che gli alberi non votano, ma quando vengono giù fanno parlare di lacrime e sangue. Occorre costruire una nuova speranza quale diritto di abitare e vivere in sicurezza le nostre comunità.
Francesco Capuano Vicepresidente Uncem Campania