San Martino Valle Caudina: la tradizione dei cicatelli
Sole, tepore, tanto che in alcune regioni qualcuno fa anche il bagno a mare. L’estate di San Martino non si sta smentendo neanche quest’anno, sta regalando sprazzi di bella stagione prima che arrivi il lungo inverno. Ma, per noi caudini, soprattutto per i sammartinesi, oltre alle belle giornate, estate di San Martino vuol dire cicatelli impastati rigorosamente a mano, solo con acqua e farina, e cucinati in un suntuoso ragù.
Un sugo, dove si trovano diversi tagli di carni, che, come in un orchestra di grandi musicisti, possono andare bene anche da soli, ma messi insieme danno un suono celestiale.
Una tradizione che si perde con le origini di San Martino Valle Caudina e sono legati con la leggenda del santo patrono, Martino da Tours. Lui spezzò il mantello, la clamide bianca della guardia imperiale romana, per dare un poco di calore al mendicante seminudo, un gesto di estrema generosità che il Signore ripagò appunto con il calore estivo.
I sammartinesi, invece, in questa giornata proprio in onore del santo patrono, regalavano un piatto fumante di cicatelli ed un pò di carne a chi ne aveva bisogno. Una sorta di solidarietà, propria della civiltà contadina, dove nessuno veniva mai lasciato da solo. Una tradizione che è più che viva anche in età contemporanea. Grazie ad una bella collaborazione tra comune, parrocchia, circolo degli anziani ed altri volontari, mercoledì undici novembre, dopo la solenne processione, verranno distribuiti cicatelli fumanti a tutto il paese.
In questi giorni sta già partendo l’organizzazione che vede all’opera una trentina di donne di tutte le età, che impasteranno quintali di farina nella sala Unicef.
Il ragù, invece, verrà fatto “pippiare”, in grandissimi pentoloni. Poi quando questa vera e propria delizia sarà pronta, verrà distribuita alle persone che si ritroveranno lungo il corso principale. Naturalmente, ci sono delle spese e, quindi, volendo si potrà lasciare un contributo volontario. Un piccolo sostegno per mantenere viva questa bella ed antica tradizione.
Manuela Iagrosso