Sant’Agata dei Goti: il fallimento degli “utili idioti”
Il fallimento del comune di Sant’Agata dei Goti, guidato da due mandati dal segretario provinciale del Pd, Carmine Valentino, non è un fulmine a ciel sereno e ha un grande avvenire dietro le spalle. Tutto il secondo mandato comunale del segretario è la cronaca di una dichiarazione di dissesto finanziario che è stata più volte evitata con il ricorso a scoperti escamotage che ora, con l’intervento della Corte dei conti, sono giunti al capolinea: il prossimo 4 febbraio, come da ordine del giorno del consiglio comunale, il dissesto sarà dichiarato per evitare agli amministratori grattacapi peggiori. Purtroppo, si fa oggi – e con danno per tutti, prima di tutto per i cittadini che pagano le tasse comunali più alte d’Italia – si fa oggi ciò che si poteva e si doveva fare ieri. Ma ieri, quando con articoli documentati richiamai l’attenzione dei consiglieri della maggioranza sul loro dovere di esercitare il controllo amministrativo, nessuno vedeva, nessuno sentiva, nessuno parlava, e quando paragonammo la ubbidiente e silente maggioranza alle famose tre scimmiette ci fu chi, con sprezzo del ridicolo, si offese. Oggi mi dovrei offendere io ma siccome non ho né tempo né passione per le buffe ambizioni di chi contro natura nutre sogni di gloria politica lascio correre per non far ridere né i polli né le scimmiette.
Questa è una brutta storia e mio malgrado devo occuparmene. Chiedo scusa al lettore che mi segue se gli devo propinare ora questo nudo pasto scaduto, ma è pur sempre il mio paese e, purtroppo, da solo rappresenta un sostanzioso paragrafo di quel libro della questione meridionale che non è materia da esame di storia moderna ma carne viva che affonda, offende e addolora.
Dunque, il fallimento finanziario del comune santagatese non è una casualità ma la stessa biografia politica della sinistra santagatese che, piaccia o no, ha avuto il suo massimo interprete nel segretario provinciale di Santa Croce. La storia ha una sua storia ma solo ora giunge all’epilogo perché prima c’erano altre faccende da sbrigare. C’era da organizzare e investire sulla candidatura al Parlamento dello stesso sindaco-segretario e, dunque, ogni singolo atto era subordinato alla grande impresa per andare a Roma. Com’è finita? L’investimento effettivamente c’è stato e sono finiti tutti sotto il treno della storia che è stata anche particolarmente cinica e beffarda, ma è pur vero che l’ironia della sorte si prende gioco di chi, troppo uso a spadroneggiare sui camerieri di turno, non si misura la palla e così cade pancia a terra perché intontito dall’incenso non si avvede di essere in ritardo sugli orari della stazione in cui il treno dei desideri sempre all’incontrario va.
La bocciatura politica del 4 marzo scorso ci fa capire come si giunge al 4 febbraio prossimo venturo: il fallimento politico e il fallimento amministrativo stanno insieme e cadono insieme. Alla catastrofe politica fa seguito la catastrofe finanziaria ed economica del comune che viene dopo solo per un effetto ottico e un calcolo sbagliato, ma in realtà è alla base di tutto. Purtroppo, una comunità intera, fatta di famiglie, piccole imprese, generazioni vecchie e nuove, passato e futuro, risparmi, progetti individuali e collettivi, è dentro questo fallimento annunciato che solo la maggioranza comunale, messa sempre sull’avviso dalle mie e altrui cronache, non ha avuto il buongusto di vedere. I santagatesi pagheranno per anni questo disastro amministrativo sulla loro pelle. Del resto, la mia povera Sant’Agata dei Goti versa proprio in una condizione tra peste e pelle, come direbbe l’animaccia maledetta di Malaparte, e il prossimo futuro non riserva nulla di buono e appare molto simile a quel tendone da circo Barnum posto all’ingresso del paese per finire male l’anno marcio e iniziare peggio l’anno nuovo e già vecchio.
Si sa che il miglioramento ha dei limiti nelle sue stesse possibilità, mentre al peggio non c’è mai fine. Il sindaco uscente è già rientrante. Non come sindaco ma come consigliere. Ha fatto sapere che si candiderà come consigliere. Ma, tenendo presente che è segretario provinciale del Pd, chi saranno i suoi avversari? Beh, la destra e l’attuale opposizione, si dirà. Bravo il ciuccio! Nossignore, il sindaco, che tra i peggiori è il migliore, si candiderà contro la stessa sinistra santagatese perché sa bene che per continuare a fare politica e lavorare deve prima di tutto fare piazza pulita al suo interno e mantenere una posizione di dominio che gli permetterà in futuro, dopo una pausa, di riproporsi ancora una volta per gli alti destini della patria comunale. Così chi ieri non vedeva, non sentiva, non parlava è servito su tutta la linea ed è perfettamente in linea con gli “utili idioti” di leniniana memoria.
Questa è la situazione di un paese in cui la politica – è vero – non è peggiore che altrove ma qui c’è un surplus di servilismo con cui gli uomini e le donne hanno rinunciato alla libertà di giudizio e hanno negato la verità pubblica dei fatti. Ma sulle cose false si costruiscono solo fallimenti. Per il futuro, chi vorrà dare un minimo di decenza al comune e un po’ di speranza al paese dovrà prima di tutto recuperare il senso della serietà che è andato perduto in un circo di sciocchezze e goffaggini risibili.
Giancristiano Desiderio
(pubblicato su Sanniopress.it)