Sant’Agata dei Goti: Raffaele, 4 anni, attaccato alle macchine per vivere. Il disperato appello dei genitori

Redazione
Sant’Agata dei Goti: Raffaele, 4 anni, attaccato alle macchine per vivere. Il disperato appello dei genitori

Ci sono storie che non si vorrebbero raccontare mai, storie fatte di malattia, disagio ed isolamento sociale. Una di queste storie ha come protagonista Raffaele, 4 anni, e tanti problemi da quando è nato. Il piccolo Raffaele vive con i genitori nel centro storico di S. Agata de’ Goti e sono proprio i suoi genitori a portare alla luce una situazione triste e drammatica allo stesso tempo. Raffaele è nato con svariati problemi fisici e dal suo primo giorno di vita combatte per avere una vita dignitosa. Oggi, Raffaele ha uno staff medico ed infermieristico che si occupa di lui quotidianamente, scandendo le sue giornate tra ore di fisioterapia, logopedia ed assistenza medica in generale. Le notti di Raffaele, poi, sono accompagnate dal suono sottile e costante dei macchinari a cui è costretto ad essere attaccato per rimanere, a sua volta, attaccato alla vita. Nonostante i disagi di un’esistenza sempre appesa ad un filo, quando andiamo a trovare Raffaele, lo troviamo che dorme, dopo aver trascorso una nottata un po’ travagliata. Sembra un angioletto placido e tranquillo nel lettone di mamma e papà. La fortuna di Raffaele sono proprio i suoi genitori: vivono per lui e per lui si sacrificano e combattono contro un mondo a volte troppo ingiusto. Il papà di Raffaele ci racconta dei mille disagi che stanno affrontando da quando Raffaele è nato, ma nelle sue parole non c’è mai rassegnazione, ma solo voglia di andare avanti e di combattere al posto di un figlio che da solo non può farcela. Ci racconta di un problema abitativo grave: a fine marzo, infatti, saranno costretti a lasciare la casa in cui vivono, in cui non è mai stato possibile avere un vero e proprio contratto di locazione e di conseguenza anche gli sgravi fiscali sulle utenze, pur avendo un disabile in casa. Ancora, racconta dei problemi lavorativi che sta affrontando: da tre anni lavora in modo saltuario, ma non si tira indietro a fare nulla. “Ho un problema serio – afferma il papà di Raffaele – . La mia è una denuncia sociale. Fino a quando ho avuto un lavoro, non ho mai chiesto nulla a nessuno, ma oggi la situazione mi sta scappando di mano: Raffaele ha bisogno di assistenza costante a casa, ha bisogno di me e della madre per affrontare anche i vari ricoveri ed operazioni a cui è stato sottoposto in questi quattro anni e che ancora dovrà subire. Nella mia vita mi sono sempre rimboccato le maniche, senza chiedere nulla a nessuno, ma adesso ho davvero bisogno di lavorare ed un posto stabile dove stare. Io e mia moglie possiamo andare a vivere anche sotto i ponti, ma Raffaele ha bisogno di una casa” – ha commentato il giovane padre. Ancora, ci racconta di tutti i solleciti e le lettere scritte nel corso del tempo alle varie istituzioni, a cominciare dal Comune caudino, per passare alla Prefettura, al sindacato Sunia per la richiesta di un alloggio popolare e non si fermerà qui. “Voglio scrivere anche a Mattarella ed al Papa, tante volte squilla il telefono un giorno ed è lui dall’altro capo del filo” – commenta con un pizzico di ironia.
Dopo questa denuncia, la speranza è che le autorità competenti si attivino per garantire un tetto sulla testa di Raffaele e si spera che il suo papà trovi presto un’occupazione stabile. La consolazione, uscendo dalla casa di Raffaele, è che, nella sua sfortuna, è un bimbo fortunato: ha due genitori presenti ed amorevoli che affrontano le difficoltà della vita sempre col sorriso sulle labbra. La vita, a volte, è davvero strana e beffarda, ma la forza di volontà, l’amore e l’unione aiutano ad affrontarla con dignità.

Nella Melenzio