Sant’Agata: dialogo tra Agnese Moro e Adriana Faranda
” Il più alto senso di giustizia? Per me è scoprire che posso avere rapporti anche di amicizia,posso provare sentimenti pure di amicizia per quelle persone che ti hanno fatto tanto male. Quando scopro questi sentimenti dentro di me, capisco che il male non avrà mai, mai l’ultima parola”. Si resta spiazzati ad ascoltare Agnese Moro,la figlia di Aldo,che pronuncia queste parole con la consapevolezza dei giusti,accanto ad Adriana Faranda,la postina di via Fani. Le due,sedute come due amiche,fianco a fianco,hanno portato la loro esperienza che stanno facendo di giustizia riparativa,nella cattedrale di Sant’Agata dei Goti affollata da tante persone,tra cui diversi giovani. Agnese aveva 25 anni,quando il padre fu rapito e poi ammazzato dalle Brigate Rossella. L’organizzazione di cui faceva parte Adriana Faranda che è stata una delle carceriere dello statista democraziano. Eppure,Agnese un bel giorno ha deciso di non essere più schiava della dittatura del passato. Agnese Moro non parla del culto della memoria ma di quel dolore sordo che ti fa pensare solo alla morte e non ti fa scoprire la vita intorno a te. Gli affetti che hanno bisogno di te vengono messi sempre da parte. Poi nel 2009 inizia a frequentare questo gruppo che mette insieme i familiari delle vittime ed i loro assassini. Così,Agnese scopre piccoli gesti di umanità in queste persone. E scopre questo senso immenso di giustizia. Anche Adriana Faranda fa un percorso analogo. Lei dice che si è fatta spaccare in due dal dolore di Agnese e di altri parenti delle vittime che lei stessa aveva contribuito ad uccidere. Eppure è nato un dialogo e dal dialogo l’amicizia. Quella amicizia,quella umanità che non permetterà mai al male di vincere. Le testimonianze di queste due donne coraggiose è davvero qualcosa che insegna il dialogo e la comprensione anche dopo che si sono commessi e subtii crimini inconcepibili