Sant’Agata, Iuliano: Sul Cmr molte bugie
Riceviamo e pubblichiamo. coque iphone pas cher
Poiché sono state messe in giro notizie non vere sulla questione dei licenziamenti per giusta causa operati da CMR Spa di Sant’Agata de’ Goti, anche a tutela della mia dignità e del mio onore, mi preme precisare alcuni passaggi, omettendo quelli più tecnici che sono oggetto della vertenza giudiziale alla quale la nostra beneamata struttura ci ha costretti. coque iphone en ligne
Il CMR Spa, struttura alle cui dipendenze ho lavorato fin dal lontano 1988, ha sottoposto a procedimento disciplinare 47 dipendenti e ne ha licenziati 19 per giusta causa, almeno per il momento. coque iphone en ligne Naturalmente, tra i licenziati vi è anche chi scrive.
Invece di ricorrere a licenziamenti collettivi o per giustificati motivi oggettivi per ridurre il personale, la via più semplice per sbarazzarsi di persone che ancora godono di una tutela contrattuale forte in virtù dell’art. soldes coque iphone 18 dello Statuto dei lavoratori è stata quella di raggranellare negli ultimi tre anni, in violazione di tutti i principi alla base del nostro ordinamento giuridico, una serie di presunte anomalie che sarebbero state commesse dai dipendenti nella compilazione di complicati fogli di rendicontazione giornaliera e mensile. Non entrando nel merito degli addebiti mossi che sono stati già oggetto di chiarimento, senza che l’azienda abbia tenuto in debito conto la documentazione esibita in sede di impugnazione stragiudiziale del provvedimento di licenziamento e che, pertanto, saranno oggetto di ulteriori approfondimenti in sede giudiziaria (già tutti i pazienti o i loro familiari interessati, dopo aver sottoscritto apposite dichiarazioni sostitutive di atto notorio hanno dato la loro disponibilità ad essere sentiti dall’autorità giudiziaria), è necessario fare alcune considerazioni perché troppe notizie distorte stanno caratterizzando una vicenda nella quale sono state messe in discussione la moralità, la correttezza dei comportamenti e la lealtà nei confronti di colleghi e di superiori gerarchici delle persone colpite dalla schizofrenia aziendale. coque iphone xs max
L’amarezza è tanta, ma valutando tutti gli eventi che si sono susseguiti dal giorno della contestazione disciplinare, oggi è tutto chiaro: è stata posta in essere una inqualificabile strategia aziendale da parte di dirigenti che hanno portato definitivamente allo sfascio una struttura che una volta era considerata il fiore all’occhiello dell’intera provincia di Benevento, grazie alla solerzia e all’attaccamento al lavoro di tanti dipendenti che, sacrificando i propri interessi familiari, hanno sgobbato dalla mattina alla sera senza neanche percepire alcuna retribuzione, ottenendo il solo gradimento, in varie occasioni manifestato, di pazienti o loro familiari nonché di rappresentanti delle istituzioni di vigilanza sul Centro convenzionato.
La mia amarezza aumenta se si considera che:
-sono stata la prima ad iniziare per il Centro l’attività di fisioterapia;
-ho dedicato alla cura dei pazienti sempre più tempo di quello contrattualizzato;
-ho continuato a lavorare indefessamente, pur senza percepire per decine di mesi alcuna forma di retribuzione, mentre altri pensavano a sperperare i tanti proventi realizzati dalla società attraverso il nostro impegno;
-ho favorito il deposito di pratiche presso il Centro Medico Erre di tante persone che si sono rivolte direttamente a me e avrebbero depositato la pratica presso qualsiasi altra struttura: ciò a dire che ho dato io lavoro al Centro e non viceversa, come è ben possibile constatare oggi sulla base del fatto che, dopo i licenziamenti effettuati, la maggior parte dei pazienti da me trattati non ha voluto o non ha alcuna intenzione di rinnovare le prestazioni presso la struttura di Sant’Agata De’ Goti;
-sono creditrice di ingenti somme nei confronti di una struttura sull’orlo del fallimento, in attesa della decisione del giudice sull’esito del concordato preventivo o di altro eventuale concordato fallimentare (della serie, il debitore licenzia il suo creditore): si sta sperando nell’ulteriore benevolenza di organismi di controllo come Agenzia delle Entrate e di Asl, che già hanno dimostrato di non essere nemiche del CMR Spa;
-pur essendo stata già licenziata tra l’incredulità dei pazienti e di diversi funzionari dell’Asl, ad oggi sono l’unica a non essere stata destinataria della liquidazione delle ferie residue, del TFR e degli altri emolumenti dovuti: anche in questo atteggiamento è ravvisabile un ulteriore comportamento discriminatorio.
Quindi, una struttura verso il fallimento, con debiti superiori a 30 milioni di euro (è difficile comprendere come una struttura che beneficia di prebende pubbliche possa arrivare in tale stato senza che qualcuno se ne fosse accorto prima o fosse intervenuto per evitarlo), con una procedura di concordato preventivo già avviata da molto tempo (quindi in una condizione di poteri limitati), ha proceduto a licenziare per giusta causa i propri dipendenti: il bersaglio iniziale erano tutti i 47 soggetti destinatari di contestazione per le medesime ragioni, poi motivi di opportunità (bisognava evitare di scendere sotto un certo numero di dipendenti per evitare problemi di convenzione con l’Asl) o i soliti motivi legati ad interessamenti di politici o persone influenti hanno indotto a limitare a 19 i licenziamenti.
Così oggi ci sono 28 persone non licenziate e 19 licenziate per giusta causa, motivazione questa che presuppone la commissione di gravi illeciti che possono interessare settori diversi del diritto: in pratica l’azienda, attraverso dirigenti pro tempore (da verificare se assoldati per lo scopo vista la totale incapacità gestionale dimostrata dai risultati del Centro in questi ultimi tempi), al fine di conseguire propri obiettivi poco edificanti e disinteressandosi completamente dell’effetto deleterio che un provvedimento di licenziamento per giusta causa potesse avere nell’ambito della sfera personale del singolo lavoratore, non solo ha scelto chi non doveva continuare a lavorare (e questo potrebbe essere anche plausibile), ma ha anche valutato, ergendosi a giudice di ultima istanza, chi si è macchiato di illeciti e chi invece è castamente innocente.
Certo, capisco che ha indispettito molto i vertici aziendali la non sottoscrizione di un indecente contratto di prossimità sottoposto alla nostra attenzione in alternativa al licenziamento, sponsorizzato da alcuni sindacalisti che se fossero stati al nostro fianco quando non siamo stati pagati e siamo stati privati dei più elementari diritti riconosciuti ad un lavoratore, forse avrebbero cambiato il corso delle cose: aggiungo che mi fa molto sorridere la grande preoccupazione di tanti che non hanno mai mosso un dito per i dipendenti in difficoltà in tutta la storia del Centro e che oggi si agitano, facendo leva sul rischio della perdita di tanti posti di lavoro, probabilmente solo nell’interesse della proprietà.
Forse, anche la partecipazione alla costituzione di una cooperativa di dipendenti in vista del crollo aziendale che avrebbe potuto permettere di attivare la procedura di salvataggio indicata dalla legge Marcora, è stata considerata un comportamento da punire perché poteva intralciare qualche altro percorso ipotizzato dalla proprietà.
La mia perplessità cresce se si tiene conto che, ad eccezione di qualche sigla minoritaria, nessun sindacato ha fatto rilevare che contestare le medesime irregolarità a 47 dipendenti significa solamente che l’attuale dirigenza del Centro si è accorta, dopo tre anni, che già dal lontano 2016 aveva assunto un branco di terapisti delinquenti, che avrebbero pensato solo a falsificare carte e omesso di operare in modo trasparente e lineare. Nessuno ha fatto notare che le contestazioni poste in essere dall’azienda capovolgono i rapporti: non sono i dipendenti ad aver leso il vincolo fiduciario con un’azienda sull’orlo del baratro, che non paga i dipendenti e che si trova da anni nell’occhio del ciclone, ma il contrario.