Statale Appia: il semaforo mangiasoldi

Redazione
Statale Appia: il semaforo mangiasoldi

Caro Direttore,

i Comuni continuano a fare cassa con le multe degli automobilisti distratti, ma la loro condotta non sempre è da ritenersi corretta, ispirata a criteri di buon senso o del fine pubblico di educare al rispetto delle norme del codice della strada.

Più ricorrentemente, dovendo semplicemente perseguire l’obiettivo di rifocillare le casse comunali, non si pongono neanche il problema di apparire cavillosi, subdoli e vessatori  come conseguenza diretta di un rapporto con i cittadiniinesorabilmente compromesso.

Stavolta è capitato a me, cittadino tra i cittadini che, pur provando a fare  ogni giorno il proprio dovere – anche al minimo della cosiddetta “educazione civica” – si irrita terribilmente se finisce, come gli è capitato, nelle trappole della perversa macchina amministrativa del Comune di turno.

Questo il fatto. Il 18 agosto scorso, alle ore 6.50, percorrevo l’Appia in direzione di Napoli. Giunto in prossimità dello svicolo per Paolisi, dove sono posizionate apparecchiature killer per il controllo del corretto attraversamento dell’incrocio, vedo accendersi la luce gialla del semaforo. Decido di fermarmi perché probabilmente non ho più tempo sufficiente per l’attraversamento. Arresto l’auto in prossimità dell’impianto semaforico, superando appena sull’asfalto la linea trasversale di arresto.

Questa leggera “invasione” di campo, che non costituisce attraversamento con il rosso ma solo ulteriore avvicinamento al semaforo,  viene sanzionata dal Comune di Airola con € 56,00 di multa e con 2 punti di decurtazione dalla patente.

Sul verbale di contestazione notificato c’è la laconica dicitura: “il conducente, giunto all’impianto semaforico … in presenza della luce rossa si arrestava superando la striscia trasversale di arresto”.

Il codice della strada probabilmente può anche contemplare una simile previsione, alla stregua di chi invade momentaneamente la striscia di mezzadria sulla carreggiata della strada, ma continuo a non capire l’infrazionecommessa nella fattispecie descritta, vale a dire l’essere alla fine sanzionato senza … avere attraversato con il rosso.

Non vorrei ripetermi, ma i Comuni, costantemente in affanno nella gestione dei loro conti pubblici, ricorrono in maniera sempre più diffusa ai mezzucci squallidi del gettito extra-erariale, colpendo alle spalle cittadini ignari e in buona fede rispetto ai precetti di legge. Anziché prevenzione o educazione stradale, secondo me taglieggiano i cittadini a qualunque costo, anche su fondamenti di legge inconsistenti o macchinosi.

Ho pagato la contravvenzione in quanto, impugnandola, avrei dovuto sostenere  (per notifica e contributo unificato) spese equivalenti al valore della contestazione e, comunque, l’esito della controversia sarebbe restato incerto per la tolleranza riservata ai Comuni dagli organi preposti.

Caro Direttore, questo secondo me non è uno Stato di diritto, o quanto meno non lo è nelle cose vere, concrete o – mi verrebbe da dire – di sostanza. Chi, investito della funzione pubblica, legittima taluni comportamenti irrispettosi dei cittadini, perché costantemente ambigui e ingannevoli, lasci perdere il proprio mandato e torni a fare il cittadino tra la gente.

Avrà l’occasione di capire probabilmente come è diventata complicata la vita di tutti i giorni, a dispetto dei remake di un tempo quando, con meno regole e solo obblighi morali più sentiti, si viveva decisamente meglio.

Federico Zollo