Traforo del Partenio, quello che Biancardi non dice
Abbiamo ascoltato con molta attenzione l’intervista che il presidente della Provincia di Avellino, Domenico Biancardi, ha rilasciato a User Tv a proposito del Traforo nel Partenio.
Il sindaco di Avella dice cose molto interessanti.
Anzitutto, che il Traforo si farà solo se le due comunità, quella caudina e quella del mandamento, saranno disposte ad accettarlo e se lo vorranno. Poi, che la Provincia ha competenze solo in viabilità e la sua presidenza propone questa opera pubblica grazie alla possibilità di intercettare i fondi europei destinati esclusivamente al comparto delle infrastrutture.
Ancora: il Traforo dovrebbe servire per portare la Valle Caudina fuori dallo storico isolamento nelle comunicazioni e avvicinarla alle principali direttive dei trasporti: l’autostrada e l’alta velocità ferroviaria.
Infine: ci saranno incontri pubblici per sensibilizzare i cittadini sull’argomento. Argomenti molto interessanti dei quali è giusto discutere favorendo un dibattito che non si limiti solo alle stanze dei bottoni.
Da politico navigato, però, Biancardi evita alcuni argomenti che per quanto riguarda l’oggetto di cui parliamo (una galleria di tre o quattro chilometri all’interno di un parco regionale) sono dirimenti.
Cerchiamo di evidenziarli.
Parlare di un Traforo nel Partenio senza un progetto, seppur di massima, è come discutere del sesso degli angeli: cioè di nulla.
Quanto costerà? Quanti anni ci vorranno per realizzarlo? Quali infrastrutture di servizio bisognerà mettere a disposizione prima o dopo realizzato il tunnel? Queste domande non sono “chiacchiere da bar” ma sono essenziali per valutare il progetto tenendo conto che stiamo parlando di fondi pubblici, cioè soldi di tutti noi.
Si dirà: per rispondere a queste domande è necessario fare uno studio di fattibilità. Bene, siamo d’accordo. Allora prima di sottoporre all’attenzione dei cittadini la realizzazione dell’opera non è giusto rispondere a queste domande? Non è meglio dire: guardate, il tunnel costerà questi soldi, partirà da qui e finirà qui e serviranno queste opere di servizio. Invece che sparare la dichiarazione e poi si vede?
Resta la domanda fondamentale: a che servirà questo benedetto Traforo? A liberare la valle Caudina dall’isolamento. E come si vuole liberarla? Collegamento Cervinara a Baiano? Usando google maps è chiaro a tutti che questo collegamento potrebbe portare risparmi negli spostamenti quantificati al massimo in dieci minuti o un quarto d’ora tempo che si potrebbe tranquillamente recuperare in altri modi (vi ricordate il benedetto progetto dell’autostrada Benevento-Caserta? Ecco: quello sarebbe un modo).
A proposito: in che modo si pensa di portare il traffico pesante all’Appia (o dalla scorrimento veloce) fino alla base del Partenio, zona ad altissima urbanizzazione? Insomma: a Cervinara, i camion come arriverebbero alla galleria?
Poi ci chiediamo: alla base della proposta del Traforo c’è uno studio sugli sviluppi che prenderà l’economia nei prossimi trent’anni? Ci colleghiamo con il Vallo di Lauro perché? Ci saranno nuovi investimenti in quella zona? Apriranno nuove fabbriche?
O davvero dobbiamo berci la storiella che grazie al tunnel nel Partenio frotte di turisti che premono dall’altra parte della montagna verranno qui a mangiare nei nostri ottimi ristoranti?
Ecco. Quando il presidente Biancardi avrà elementi più concreti da offrire al dibattito sarà meglio. Qui non si tratta di essere a favore o contro una infrastruttura a prescindere ma si tratta di capire se questa infrastruttura può essere davvero necessaria oppure è il solito liet motiv del Mezzogiorno: teniamo i soldi spendiamoli.
Poi, però, uno si ritrova la scorrimento veloce Paolisi-Pianodardine progettata nel 1988 e ancora ferma a cinque chilometri.
Angelo Vaccariello