Treno Benevento-Napoli: cronaca di ordinario degrado
Terminate le feste, ricomincia il tam tam quotidiano ma lo stupore non ha mai fine per i pendolari della metro Campania nord est. In viaggio verso Napoli col treno che da Benevento parte alle 13:23 si può diventare ascoltatori, beninteso, involontariamente, di interessanti colloqui tra ragazzi adolescenti che avranno all’incirca 20 anni, poco più, poco meno.
Sono intenti alcuni ad ascoltare le “ignobili” gesta di un loro “compagno di merenda” che con boria e fare da super uomo descrive con dovizia di particolari e linguaggio colorito e dialettale, un episodio che vale la pena sapere.
Il protagonista comincia il racconto che ho ben pensato di tradurre: “Il treno era pieno di gente, io ero strafatto e non comprendevo quello che accadeva intorno a me. Improvvisamente Tizio (credo sia opportuno omettere il nome) che voleva scherzare mi dice che sono uno stupido e che non valgo nulla e che sono pressapoco ridicolo. Io ero convinto che parlasse seriamente e decido che doveva pagare: lo chiusi con me nel bagno del Treno e l’ho trasformato come “Gesù cristo sulla croce”(testualmente ma tradotto in italiano). Non soddisfatto appieno però ho deciso anche di tenermi il suo fumo, almeno Tizio è stato buono in qualcosa”.
Partono le risate di pancia di tutti questi ragazzi e terminato il racconto, organizzano il pomeriggio napoletano e si scopre che si tratta di gruppi di ragazzi che sono di Cervinara, Rotondi, San Martino, Pannarano e Arpaia e che viaggiano perché “la piazza napoletana ha la roba buona”.
Insomma, una fitta rete di amici di amici che si dividono i compiti: liberate la vostra immaginazione perché credetemi, i loro racconti vanno oltre la possibile realtà. Ora viene la parte migliore. Si confrontano, accantonando l’organizzazione di attività illecite, finiscono per confrontarsi anche su episodi ed incontri con ragazze, rigorosamente minorenni e ovviamente con tanto di video e foto sul cellulare, quasi a testimonianza delle loro “fantastiche” prestazioni sessuali “guarda qua che bella fanciulla ” ( sempre tradotto e abbellito: ho troppo rispetto per il genere femminile che anche riportare il termine usato mi provoca un senso di nausea). Io li osservo ed incuriosita domando: “non temete che qualcuno ascoltando i vostri discorsi possa prendere provvedimenti?”. Mi guardano con fare sospetto ma ribadiscono un concetto: “Non può succedere nulla perché oramai ci conoscono e sul treno i controllori ci salutano anche”. Ecco. Qui mi fermerei, buon viaggio a me!
T.M.