Professionisti e detrazioni IVA: utili consigli per sfruttarle

Redazione
Professionisti e detrazioni IVA: utili consigli per sfruttarle

Il mondo delle auto aziendali e di quelle ad uso promiscuo (ovvero utilizzate sia per lavoro che per attività private) è stato di recente oggetto di una piccola, ma allo stesso tempo importante, rivoluzione: dopo quarant’anni di onorato servizio sono state pensionate le vecchie schede carburante, quei fogli che servivano al titolare di partita Iva (impresa o libero professionista) per segnare le spese legate al rifornimento di carburante, per poi portarle in detrazione.

Prima di andare a capire come questo fatto influisca sulla contabilità aziendale, andiamo a vedere in cosa consistono le detrazioni dell’IVA in Italia per le auto aziendali.

Detraibilità al 40% o al 100%?

 La regola generale prevede la possibilità di portare in detrazione l’IVA solo per quelle spese relative esclusivamente ai mezzi aziendali. Purtroppo spesso è impossibile stabilire con certezza se l’auto sia stata usata anche per scopi personali, se non ad un costo troppo alto, per cui, su richiesta dell’Italia, è stato proposto all’Unione Europea di applicare una percentuale forfettaria a tutti quei veicoli che possono essere considerati “di uso promiscuo” (quelli di cui è impossibile o troppo oneroso stabilire il tipo di utilizzo). La direttiva 2016/1982/CE ha accolto la richiesta italiana stabilendo tale percentuale al 40% intanto per il triennio fiscale 2017-2019.

Vari sono gli scenari aperti a questo punto e possiamo così schematizzarli:

  1. Se l’automezzo pesa più di 3500 kg (parliamo generalmente dei grandi veicoli, con rimorchio ad esempio) è possibile richiedere solo la detrazione al 100%;
  2. Se la macchina non arriva alle 3.5 tonnellate si aprono due possibilità:
  1. se l’uso è esclusivamente lavorativo si applicherà il massimo della detrazione;
  2. in caso di uso promiscuo, dove non è possibile stabilire con certezza quanto usi l’auto per fini lavorativi e quanto per quelli privati, si avrà il 40%.

Alcuni fattori possono incidere sull’ammissibilità alla detrazione del veicolo: non deve avere più di 350 cc; deve avere massimo nove posti (otto passeggeri, oltre al conducente); deve essere un veicolo a motore previsto per il trasporto di beni e persone. In altri casi, invece, la detrazione al 100% è automatica: ad esempio se il mezzo è un taxi, se è usato in una scuola guida o se l’auto è quella di un rappresentante di commercio nella sua giornata lavorativa.

Detrazioni IVA e carburante

 Il pensionamento delle schede carburante rientra tra gli effetti di un più importante processo di rinnovamento e lotta all’evasione portato avanti dalla Pubblica Amministrazione nell’ultimo decennio: con la Legge di Bilancio 2018 (n. 205/2017) è stato vietato l’uso della fattura cartacea non solo nei rapporti con la P.A. (come già accadeva dal 2007), ma anche per tutte quelle transazioni sia tra titolari di partita IVA (Business to Business o B2B) e tra questi ultimi e il consumatore finale (Business to Consumer o B2C).

La legge, insieme ai suoi successivi approfondimenti (come la circolare 8/E del 30 aprile 2018 firmata dall’Agenzia delle Entrate), è intervenuta “a gamba tesa” anche sui rifornimenti di carburante per le auto aziendali: da adesso in avanti (con esattezza dal 1 gennaio di quest’anno) saranno ammissibili solo quelle transazioni effettuate con mezzi tracciabili (carte di credito, prepagate, bancomat o bonifico, ad esempio) alle quali, entro le successive 24 ore, dovrà seguire l’emissione della fattura elettronica (come stabilito per tutti i rapporti di tipo B2B). Un pagamento, una bolla.

La scheda carburante, dunque, non risponde più alla normativa. Con essa è impossibile stabilire se la transazione è stata fatta in contanti o meno e visto che questa poteva essere considerata una specie di fattura cumulativa, non è più ammissibile perché non viene spiegato il dettaglio della singola transazione. Un ultimo aspetto, forse il principale, mette definitivamente fuori uso questo mezzo: il supporto fisico. La bolla deve essere un documento elettronico in formato XML, con la scheda carburante ci troviamo di fronte ad un foglio di carta.

Se avete bisogno di fare il pieno alla macchina di casa, invece, non preoccupatevi perché, sia che paghiate con il contante che con metodi tracciabili, nulla è cambiato con la nuova legge: non c’è alcun bisogno di stravolgere le vostre abitudini. Vi ricordo che queste novità sono solo per le auto aziendali per cui, se volete ottenere le solite detrazioni, pagate (e fate pagare) con un metodo tracciabile e richiedete subito la bolla elettronica!