Usura, riciclaggio e droga: il tesoro dei clan caudini
Profilo basso ma attenzione per gli affari. Mantenere uno “status quo” di tranquillità per mandare avanti le proprie attività criminali senza subire problemi. E’ questa la “politica aziendale” dei clan che operano oggi tra Benevento ed Avellino. E tradotto significa: usura e riciclaggio di denaro sporco senza toccare il settore della droga, quello che desta maggiore attenzione oltre che allarme sociale.
I Pagnozzi, sodalizio criminale storicamente operante nella valle Caudina ma con interessi e legami in tutta la Campania, (sono stati accertati collegamenti con clan Casertani, Beneventani e della città di Napoli) segue la strada del basso profilo secondo la relazione della Direzione investigativa antimafia, quella relativa al secondo semestre del 2013.
Secondo l’analisi svolta lo scorso anno dalla Dia, grazie anche ad alcune inchieste nonché accertamenti di natura giudiziaria, i “reati-fine” delle associazioni a delinquere che operano nell’area Irpinia-Sannio sono l’usura e il riciclaggio.
L’usura, un reato in forte crescita ovunque per via della crisi economica, vede come controparte forte i clan, oggi gruppi come pochi con una buona dose di liquidità e una grande voglia di investire. Dall’usura al riciclaggio di denaro sporco, il passo è breve, legato anche ad un’ampia disponibilità di denaro da far rientrare in canali sicuri per investimenti come possono essere beni immobili.
Condizioni queste che favoriscono un’alterazione dell’economica locale oltre che la collusione con i “colletti bianchi”, coloro in grado di far diventare i rifiuti un business illegale invece che una risorsa per il paese.
L’unica droga che interessa ai Pagnozzi è questa: quella del mercato. Non certamente quella da smerciare – anche se non si negano ad affari legati al traffico internazionale – che produce si, profitti, ma anche fastidi.
Giovanni Sperandeo