Valle Caudina: 10.000 cinghiali devastano il Taburno- Camposauro, agricoltura in ginocchio
Un allarme serio che arriva dalla CIA campana

Valle Caudina: 10.000 cinghiali devastano il Taburno- Camposauro, agricoltura in ginocchio. Siamo di fronte a una delle crisi più gravi degli ultimi anni per l’agricoltura campana. I cinghiali stanno devastando ettari di coltivazioni, mettendo a rischio la sopravvivenza di centinaia di aziende.
Serve un intervento deciso, immediato e strutturato da parte della Regione Campania”. È quanto afferma Carmine Fusco, Commissario regionale della CIA Agricoltori Italiani Campania, che denuncia con fermezza l’aggravarsi della situazione legata all’eccessiva e incontrollata presenza di cinghiali in tutta la regione.
Il problema, ormai noto da anni, non si limita più alle aree interne e collinari, ma riguarda trasversalmente l’intero territorio campano, dalle zone rurali dell’Irpinia e del Sannio alle pendici del Vesuvio, fino alle zone agricole del Salernitano e del Casertano.
Gli animali, attirati dalla maturazione precoce dell’uva, dalla scarsità di cibo nei boschi e dal caldo anomalo, si spingono sempre più a valle, predando campi coltivati e provocando danni incalcolabili a ortaggi, frutta, cereali e soprattutto ai vigneti.
“I boschi – afferma Fusco – non rappresentano più un habitat in grado di trattenere queste specie. I cinghiali escono di notte, si muovono verso fiumi e aree coltivate, e compiono devastazioni sistematiche.
In alcune zone, soprattutto nel Beneventano e nel Vallo di Diano, gli agricoltori si trovano costretti a rinunciare a intere produzioni”. La situazione è ormai fuori controllo. Secondo stime presuntive raccolte dalla CIA, nel solo comprensorio del Taburno-Camposauro sarebbero presenti oltre 10.000 esemplari, un numero insostenibile per l’equilibrio del territorio.
I dati parlano chiaro: solo nella provincia di Benevento, nel 2024 e nei primi mesi del 2025, risultano abbattuti circa 5.000 capi. In autunno partirà la fase di selezione dei cinghiali in quadranti definita dagli Ambiti Territoriali di Caccia, che opereranno tramite cacciatori autorizzati nei territori assegnati.
Ma secondo la CIA, questa misura non è sufficiente. “Serve con urgenza, incalza Fusco, l’attivazione della fase di controllo faunistico gestita direttamente dalla Regione Campania”
Ma la CIA Campania non si limita a chiedere abbattimenti e propone anche una visione di lungo termine per trasformare il problema in una risorsa economica per il territorio:
“Chiediamo alla Regione Campania di valutare seriamente l’attivazione di una filiera agroalimentare controllata della carne di cinghiale. Con la giusta regolamentazione sanitaria e la tracciabilità, si potrebbero creare nuove opportunità per le aziende di trasformazione e per l’intero comparto alimentare”, afferma Fusco.
Questa ipotesi, già sperimentata in altre regioni italiane, rappresenterebbe una doppia risposta: da un lato, il contenimento della popolazione selvatica; dall’altro, un volano di sviluppo per le imprese agroalimentari locali, messe in ginocchio da un contesto economico già difficile.
“Oggi i nostri agricoltori devono fare i conti con dazi internazionali penalizzanti, un euro troppo forte che limita l’export, e una fauna selvatica fuori controllo. Il comparto vitivinicolo, fiore all’occhiello della Campania, rischia seriamente di crollare sotto il peso di questi fattori”, sottolinea il Commissario CIA.
Per questo motivo, la CIA Campania chiede alla Regione l’adozione immediata di un piano straordinario con abbattimenti selettivi e di controllo; l’estensione dei periodi e delle aree di intervento; la costituzione di una task force tecnica regionale per il monitoraggio della fauna selvatica.
Una mappatura aggiornata delle zone più colpite e a rischio agricolo; un fondo regionale per i risarcimenti agli agricoltori danneggiati; la promozione e il sostegno alla creazione di una filiera controllata della carne di cinghiale, con protocolli sanitari, incentivi alle imprese e valorizzazione del prodotto trasformato.
“Non possiamo permettere che la Campania agricola venga abbandonata. I nostri produttori chiedono solo di poter lavorare e raccogliere i frutti del proprio impegno senza dover ogni notte fare i conti con la devastazione dei cinghiali. Servono atti concreti, non parole. E servono subito”, conclude Carmine Fusco.