Valle Caudina: 2 giugno festa della Repubblica, il caso San Martino

Redazione
Valle Caudina: 2 giugno festa della Repubblica, il caso San Martino

Una Valle conservatrice e filo Savoia. E’ questa la fotografia della nostra terra, scattata all’indomani del referendum istituzionale su Repubblica e Monarchia. Con una sola eccezione, San Martino dove i filo repubblicani ebbero la meglio.
Giovedì,  2 giugno, celebriamo i 70 anni della nascita della nostra Repubblica, una data di straordinaria importanza, perché tra luci ed ombre, sono stati 70 anni di democrazia e libertà. Ma, come la stragrande maggioranza della gente meridionale, i caudini chiamati al voto quel fatidico due giugno del 1946, sarebbero rimasti volentieri sotto la guida della dinastia piemontese.
Solo undici comuni in provincia di Avellino e nove in provincia di Benevento andarono controtendenza, rispetto a tutto il Meridione d’Italia votando per consegnare alla storia i Savoia.
I motivi della preferenza per la monarchia sono diversi e devono essere inquadrati in un contesto storico molto diverso dall’attuale. Una massa di contadini, analfabeta nella stragrande maggioranza dei casi, fu chiamata alle urne per la prima volta dopo il ventennio fascista e nel 1946 votarono per la prima volta anche le donne. Persone che potevano essere facilmente influenzate dalle forze conservatrici e filo monarchiche, tra le quali una parte importante la svolse la chiesa. Non solo, il Meridione fu liberato quasi subito dalle truppe alleate e, quindi, non dovette subire quella guerra fratricida che insanguinò per altri due anni l’altro pezzo d’Italia.
Tutte circostanze che ebbero buon gioco per i seguaci del Re. A San Martino, invece, la storia è stata diversa perché, il piccolo centro ha dato i natali ai Del Balzo e agli Imbriani. Forte era la cultura repubblicana e progressista, il cui seme portò i suoi frutti in quel due giugno del 1946. Un fatto di cui i sammartinesi sono andati, giustamente, sempre fieri. Il dato elettorale della Valle Caudina e del Sud in genere, andrebbe analizzato da tutti quelli che, in questi ultimi anni, si sono deliziati in riletture storiche riguardo l’Unità nazionale.
Nello spazio di sole due generazioni, infatti, in poco meno di 80 anni, “i cafoni meridionali” avrebbero abbandonato gli illuminati e amati Borbone per schierarsi con gli odiati Savoia. La storia deve essere letta in modo oggettivo, solo così potremo avere un quadro chiaro del susseguirsi degli avvenimenti. Le riletture prive di dati di fatto sono anche carine, ma lasciano il tempo che trovano. Anche tra mille anni, infatti, guardando il risultato del referendum istituzionale, la nostra Valle Caudina risulterà essere un bastione di una monarchia che fu anche vile con gli italiani.

Peppino Vaccariello

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