Valle Caudina: Amedeo Maiello, accademico, conoscitore dell’India islamica
Valle Caudina. Poliglotta, uomo di grande cultura e molteplici interessi, animato da passione civile e politica. Sono trascorsi quattro anni dalla scomparsa del rotondese Amedeo Maiello e il suo spessore intellettuale manca alla comunità rotondese e a quella caudina. Uomo di sinistra, ha vissuto una vita avventurosa, partendo per gli Stati Uniti a soli tredici anni e studiando nelle migliori università del mondo. Se Rotondi sta forse dimenticando la sua figura, l’Università Orientale di Napoli, dove è stato docente, lo ricorda con una pubblicazione dei suoi Annali, numero 78. La scoperta è stata fatta dalla figlia Angela, siamo andati a leggere ciò che è stato scritto da Domenico Amirante e Adriano V. Rossi e ve lo riproponiamo, sicuri di fare un gesto apprezzato per chi lo ricorda e fare in modo che possano conoscerlo anche i più giovani.
“Nel pensare ad Amedeo Maiello risulta oltremodo difficile scindere la figura scientifica e accademica da quella umana. Amatissimo dai suoi studenti dell’Orientale, Amedeo era infatti uno studioso che trasmetteva a prima vista la passione per la ricerca ed era capace come pochi di tradurla in calore umano, associando le sue riflessioni scientifiche a dissertazioni letterarie, artistiche, musicali e a scampoli della sua avventurosa vita, trascorsa fra tre continenti.
Più che come storico dell’India islamica, disciplina nella quale ha prevalentemente svolto la sua carriera accademica, preferiremmo quindi ricordarlo come studioso a tutto tondo, notevole anche per la sua capacità di esprimersi in diversi registri linguistici, oltre all’italiano parlava infatti correntemente l’inglese (nella variante americana) e fluentemente Urdu, animando discussioni e incontri interdisciplinari, nei quali spesso ha coinvolto sia i due autori del presente ricordo sia altri colleghi italiani e stranieri.
Potremmo dire che si trattava di uomo dal “cuore antico” ma con una statura intellettuale da global scholar che lo rendeva in grado di muoversi a proprio agio nelle seriose aule di Harvard come nelle gurudwara del Punjab o nelle moschee dell’Uttar Pradesh, e di dare lezioni—quando capitava—anche agli scugnizzi nei vicoli di Spaccanapoli.
I pochi dati biografici che siamo riusciti a raccogliere (persino alla sua famiglia Amedeo raccontava la sua vita in modo letterario e aneddotico, per cui gli stessi familiari non hanno saputo darci certezze su date e luoghi) illustrano bene il carattere di questo studioso poliedrico e dall’umanità incontenibile.
Nato il 2 gennaio del 1943, Amedeo emigra da giovane (1956) negli Stati Uniti e si stabilisce a New York. Qui frequenta il City College of New York, dove si laureerà in Storia, prima di rientrare in Italia intorno al 1965. Si deve a questo periodo americano la sua maestria nel padroneggiare l’inglese, con un marcato accento Yankee, molto invidiato dai colleghi dell’accademia campana costretti nei contesti internazionali ad esprimersi, per dirla con Sebastiano Maffettone, in un faticoso Neapolitan English.
Agli anni vissuti nel melting pot americano va ascritta anche la sua capacità di relazionarsi con contesti culturali diversificati e il gusto di abbinare alla ricerca scientifica una conoscenza a 360 gradi dell’oggetto dei sui studi.
Tornato in Italia, si iscrive all’Orientale (allora Istituto Universitario Orientale), dove si laurea nella prima metà degli anni ’70. In questo periodo cominciano i suoi frequenti viaggi in Asia, ma soprattutto in Pakistan e India, durante i quali affina la conoscenza delle lingue locali e sviluppa in particolare una passione sviscerata per l’Urdu, lingua della poesia e delle arti, che Amedeo preferiva decisamente all’Hindi, idioma dell’amministrazione e dei mercanti.
Poco dopo la laurea inizia a collaborare, con un assegno biennale di formazione scientifica e didattica, con il gruppo di Storia e Civiltà del Vicino e Medio Oriente presso la Facoltà di Studi Islamici dell’Orientale (1973-1975) e nel 1981-82, ottenuta l’idoneità a ricercatore universitario, viene stabilizzato nel ruolo dello stesso gruppo disciplinare, posizione che manterrà per circa 20 anni, tenendo parallelamente per affidamento la titolarità dell’insegnamento di Storia dell’India moderna e contemporanea presso la Facoltà di Studi Arabo-Islamici e del Mediterraneo, restando in servizio su tale disciplina fino al 31 ottobre del 2012, data del suo pensionamento.
La sua produzione scientifica, anche se non particolarmente copiosa, è estremamente variegata e, a conferma della sua spiccata attitudine di global scholar, è prevalentemente in lingua inglese”.