Valle Caudina: Clan Pagnozzi, i napoletani della Tuscolana

Redazione
Valle Caudina: Clan Pagnozzi, i napoletani della Tuscolana

Il clan Pagnozzi al centro dell’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia, quella riferita allo scorso anno e illustrata al Parlamento nel febbraio scorso dal procuratore Franco Roberti.
Il gruppo malavitoso di San Martino Valle Caudina, colpito dall’indagine Tulipano, rientra così tra i clan che operano nella Capitale, acquisendo maggiore visibilità agli occhi delle forze dell’ordine.
E proprio l’ambito di operatività ampio ha proiettato il gruppo di Gennaro (‘o giaguaro) e Domenico (‘o professore) alla massima attenzione della DNA, il massimo organismo nazionale che opera contro i clan camorristici.
Nel report è precisato che «Domenico Pagnozzi è alleato con il gruppo criminale di Michele Senese, sin dagli anni Settanta, quando entrambi i gruppi facevano parte della “nuova famiglia” di Carmine Alfieri».
Oggi, i due gruppi, formano «un’unica associazione di tipo camorristico organizzata su due articolazioni, autonome ma confederate, riconducibili all’accordo di base esistente tra i due capi storici».
Poi, nella relazione c’è la storia criminale di Domenico Pagnozzi, già a capo dell’omonimo clan operante tra le province di Avellino e Benevento e legato ai casalesi, dal 2005 trasferitosi a Roma per espletare una misura di sorveglianza: l’obbligo di soggiorno.
Nella Capitale, però, i Pagnozzi, noti come i “napoletani della Tuscolana”, hanno costituito un gruppo camorristico, integrando affiliati campani e criminali romani, grazie anche all’alleanza con il gruppo di Michele Senese.
I Pagnozzi si sono così affermati in vari settori, come il traffico di sostanze stupefacenti e la distribuzione di slot machine con un nuovo modus operandi: come scrivono i magistrati, «hanno esportato il metodo intimidatorio dall’originaria matrice camorristica, adattandolo però alle caratteristiche dell’area geografica romana, mostrando un’operatività più discreta, fatta di incontri, accordi e immissione di flussi economici incontrollati».
Non vengono sicuramente considerati come i Re di Roma, ma per i carabinieri che hanno svolto le indagini e per i magistrati dell’Antimafia sono un clan che in 10 anni si è ritagliato un’importante spazio nell’ambito criminale.