Valle Caudina: Comunità montane come strumento di sviluppo, la Partenio-Vallo Lauro che fa?
di Luigi Mainolfi
Le ultime cacciate estemporanee relative al futuro della nostra zona mi consigliano di tornare sui principi generali dello sviluppo e su alcune proposte, che ritengo adeguate al nostro territorio. Parlare di sviluppo presuppone, come prima cosa, la conoscenza del suo significato. Non bisogna confondere lo sviluppo con il progresso. Faccio un esempio: una strada può creare comodità per alcuni, ma può distruggere risorse. Il primo tratto della Valle Caudina-Pianodardine è il tipico esempio di distruzione di terreno agricolo (oltre 40 ha) e di divisioni di proprietà, con riduzione di capacità produttiva.
Nel 1982, in occasione di una discussione sul problema, chiesi a un ingegnere, sostenitore dell’Asse viario: Quanta ricchezza distruggete e quanta ne create? Si è creata solo una comodità per chi, da Airola, Paolisi e Arpaia, deve andare a Benevento.
Danno immenso, ma zero vantaggi economici. Un poco di buon senso dovrebbe consigliare, a chi diventa amministratore di un Ente locale o di servizio, di prendere conoscenza anche di eventuali programmi e proposte fatte da chi lo ha preceduto. Da Presidente della Comunità Montana del Partenio, 1982-1986, coerentemente con gli scopi istituzionali dell’Ente, tra l’altro, predisposi il Piano di sviluppo socio-economico del territorio della Comunità. Non per civetteria, ma per far capire la sua importanza, ricordo che andai ad illustrarlo anche nella Sede della Comunità Montana Terminio-Cervialto, su richiesta del Presidente, Pasquale Pompeo.
Non mi risulta che l’attuale Presidente si sia preoccupato di conoscere “i precedenti”. Si è preoccupato solo di trasferire la Sede dell’Ente nel suo Mandamento, per sua comodità. Purtroppo, i nostri rappresentanti nell’Assemblea Generale e i nostri Amministratori si sono dimostrati agnelli.
Di seguito, mi limito a fare riferimento ad alcuni punti, sperando che qualche amministratore della Comunità Montana lo recuperi. Assicuro che il suo contenuto è attualissimo, anche perché, niente di quanto previsto è stato ripreso o portato a compimento.
Le Comunità Montane, ispirate da Rossi-Doria, dovevano essere strumento di programmazione e furono istituite per dare alle zone, che perdevano residenti, uno strumento per organizzare proposte, frutto di confronti e studi, non di interessi clientelari o di improvvisazioni. Qualcuno ricorderà il dinamismo comunitario degli anni 1982-1986. Per brevità, mi limito a richiamare alcuni punti:1) C’è uno studio del territorio montano, fatto per capire le caratteristiche dello stesso, al fine di capire cosa si poteva coltivare. Ci fu dimostrato, lo studio dovrebbe essere stato conservato, che ci sono delle zone idonee alla organizzazione di tartufaie, dal valore economico e occupazionale immenso; 2) Organizzammo Cooperative di Giovani, facendo sostenere le Spese di impianto dalla Comunità (una anche per gestire spazi, come Acqua delle Vene, Mafariello, Santuario di Rotondi ed altri; 3) Volevamo prendere in fitto i terreni incolti e darli in gestione alle Cooperative di Giovani; 4)Utilizzare l’Istituto Scolastico di Ferrari di Cervinara per istituire una scuola di formazione; 5) Utilizzammo lo sport (Corse per cicloamatori) per far conoscere il Partenio; 6) Con la collaborazione di Cooperative (Il Mastio di Cervinara) organizzammo le prime Sagre; 7) In coerenza con il Progetto per la Città Caudina del Prof. Pagliara e per valorizzare una risorsa meravigliosa, presenza di innumerevoli artisti, proposi la creazione di un “Museo di Arte Moderna”; 8) Da Assessore Provinciale all’Edilizia sportiva, unitamente all’ing. Marro, proponemmo di trasformare il Palazzetto dello Sport di Cervinara in Palazzo del ghiaccio (sarebbe stato punto di richiamo di tutta la Valle Caudina); 9) Quando il mio compagno Candeloro Della Croce mi fece sapere che la Società Atitrasco aveva deciso di abbandonare la Valle Caudina, proposi ai Sindacati e ai miei compagni amministratori di Rotondi, di chiedere alla Società la cessione del Tabacchificio, in cambio della fine dello sciopero. Lo spazio sarebbe diventato un centro commerciale e culturale, nella logica della Città Caudina. C’è dell’altro, che potremmo esporre in altra occasione. Veniamo ai nostri giorni. Nel mentre ribadiamo la necessità di evitare l’estemporanietà, speriamo di poter confrontarci per elaborare un programma di sviluppo della Valle Caudina o, se ciò diventa impossibile, almeno per i Comuni del Partenio.