Valle Caudina: è tempo di pensare al bene collettivo
Il Caudino ha innescato un dibattito proficuo sullo svuotamento dei nostri comuni
Valle Caudina: è tempo di pensare al bene collettivo. L’articolo sullo svuotamento sistematico dei comuni della Valle Caudina ha generato un dibattito molto interessante. Sull’argomento ci ha scritto anche il generale Franco Bianco, già consigliere comunale a Napoli, consigliere regionale e Difensore Civico della Regione Campania, che ha fortissime radici a Cervinara. Il Caudino pubblica volentieri le sue riflessioni come quelle di tutti coloro che vogliono partecipare ad un dibattico civile ed educato.
Pregevolissimo Direttore, ho letto su “ il Caudino”le sue amare considerazioni in merito all’inarrestabile spopolamento della nostra amata terra natia.
In realtà, l’intera Valle Caudina si “ svuota” di abitanti e Cervinara, una volta la “ regina” della Valle ne è un tangibile esempio, passata dai circa 11.000 abitanti del 2008 agli attuali 8.600 o anche meno di oggi. Più del 20% in meno in un arco di appena 16 anni! Che tristezza, che si accompagna a chi lascia per necessità lavorativa la nostra bella, storica ed ubertosa Valle.
Non credo che latiti la nostalgia nel cuore di chi va via dal luogo dei propri natali e della fanciullezza dove i ricordi familiari frammisti a quelli della scuola primaria ed anche secondaria, con amici di un tempo che fu, mai più ripetibile. Io stesso, cresciuto sino alla fine dei miei anni universitari nella cittadina della dea Cerere o anche terra dei cervi, “ costretto” per la mia professione ad “ emigrare” in una metropoli difficilissima, come Napoli, non trascuro occasione per ritornare nel mio natio suolo, dove amo passeggiare per le vie frequentate da che ero fanciullo, cercando un flebile segno di qualche immagine rimasta intatta nel tempo.
Ma sono un fortunato, perché abito a Napoli, ad appena 50 Km. da Cervinara. Penso, invece, alle migliaia di giovani costretti ad “ emigrare” in città lontane migliaia di kilometri. Il grande Foscolo nella sua bellissima poesia dedicata al suo paese natale, Zante, concludeva:” tu non altro che il canto avrai dal figlio, o materna mia terra.
Credo che la profonda nostalgia del Poeta per la sua terra, sia la stessa che accompagnerà per sempre i nostri giovani, che hanno affollato le vie e i bar in questi giorni, per poi partire con tanto magone dentro. Eppure, sono convinto che non era, questo, un destino inesorabile.
Il rimedio a questa “ fuga” c’era e c’è stato: bastava, come lei giustamente afferma, Direttore, che si fosse pensato, da chi ha potestà decisionale, più al bene collettivo, che al proprio ”particulare”!