Valle Caudina, elezioni vicine ma domina l’indifferenza
Solo l’Europa può salvare la Valle Caudina, ma mai come questa volta non c’è alcuna attrazione verso le prossime elezioni europee. Magari ci sbagliamo e domenica ci sarà un’affluenza record alle urne. Al momento, però, gli appuntamenti elettorali segnano il passo. I comizi in piazza, oramai, sono un ricordo del passato. Gli incontri pubblici si organizzano in sale sempre più piccole e vi partecipano poche persone. Intendiamoci, si tratta di una tendenza nazionale e poi gli amministratori locali non si azzardano a scendere in campo in prima persona. Hanno tante difficoltà ad amministrare e non possono promettere nulla perché poi non potrebbero mantenere. In via di estinzione anche una categoria che sembrava eterna, quella dei galoppini elettorali. Ed ancora, i manifesti si fanno merce rara perché il contributo pubblico ai partiti si è notevolmente ridotto. Il tentativo di fare proseliti passa, essenzialmente, dal web, ma così si rischia di tagliare fuori una larga fetta della popolazione. Ed allora, alle urne potrebbero andare pochissime persone. Anche la Valle Caudina, quindi, potrebbe essere investita dal malanno che accompagna i paesi democratici più avanzati, la sempre più bassa partecipazione al voto. Basti pensare che alle ultime elezioni per il sindaco di New York, quelle che hanno incoronato il caudino Bill De Blasio, ha votato solo il 27 per cento dei cittadini. Purtroppo sono tanti i mali che portano verso questa tendenza e non sono certo solo caudini. Ma, tutte le ipotesi di sviluppo della Valle passano per i fondi europei. Ora si obietterà che il 25 Maggio andremo alle urne per scegliere i parlamentari che è cosa diversa dalla Commissione che detta le regole, ma il Parlamento si sta ritagliando maggiori poteri rispetto al passato. Senza contare che possiamo esprimere la preferenza, cosa che per il parlamento nazionale ci è, oramai, negata. I motivi per andare alle urne domenica sono tanti. Ed è sempre meglio partecipare a quella che è la massima espressione della democrazia.
Peppino Vaccariello