Valle Caudina: Erat nigra et pulchra erat, Luigi Lombardi Satriani e Santa Maria di Moiano
Cronaca dell'ennesima occasione persa per la Valle Caudina
Valle Caudina: Erat nigra et pulchra erat, Luigi Lombardi Satriani e Santa Maria di Moiano ( di Giacomo Porrino ) . Luigi Lombardi Satriani, chi era costui? E perché riguarda la Valle Caudina?
Poco più di dieci anni fa, era il 2014, nei mesi precedenti al centenario della incoronazione della Madonna della Libera a Moiano, il parroco del tempo, don Valerio Piscitelli, mi chiese di pensare a qualcosa di importante in merito agli studi sul culto di Santa Maria di Moiano.
Mi fu subito chiara l’esigenza di cercare nuovi approcci conoscitivi, sperabilmente più ampi e meticolosi, attraverso il contributo multidisciplinare di specialisti di vaglia. Ebbi modo così di costruire una rassegna di figure autorevoli, tra le quali mi piace ricordare la professoressa Marcella Campanelli, ma soprattutto il grande Luigi Lombardi Satriani.
Lombardi Satriani è considerato uno dei più grandi etnografi europei, tra i più significativi del suo tempo grazie a studi ancora oggi fondamentali per comprendere i fenomeni della antropologia culturale in relazione alle fenomenologie della religiosità popolare e di come queste abbiano nel tempo segnato una intuizione profonda nella più generale metodologia storiografica.
Lombardi Satriani, muovendo criticamente dai due grandi segni lasciati da Ernesto De Martino e Antonio Gramsci, ha saputo costruire una sua visione dei fenomeni antropologici che ancora oggi sono fondamento per ogni ricerca in questo ambito disciplinare.
Il folklore come cultura di contestazione, Antropologia culturale e analisi della cultura subalterna, Santi, streghe e diavoli. Il patrimonio delle tradizioni popolari nella società meridionale e in Sardegna, Folklore e profitto. Tecniche di distruzione di una cultura, Il silenzio, la memoria e lo sguardo, sono ancora oggi letture alla base della formazione degli antropologi, etnografi, storiografi e, più in generale, di chiunque avverta ancora l’istinto della curiosità e della conoscenza
. Un nume tutelare della cultura europea. Anche se, al pari di altri pezzi importanti della nostra cultura, soggetto ai rischi dell’oblio e della distrazione compulsiva dei nostri tempi.
Il professor Lombardi Satriani, contattato da me, si mostrò subito disponibile a venire a Moiano per parlare, dal suo punto di vista, del fenomeno della madonna nera moianese e di alcune sue interessanti peculiarità.
Ricordo di come, istantaneamente, mi disse infatti di conoscerla, di averne avuto notizia, di averla anche in parte studiata. Ed era quindi contento di parlarne proprio ai moianesi e ai caudini perché, mi disse, riteneva importante che anzitutto i locali avessero ben chiara l’importanza non solo devozionale ma precisamente e più ampiamente culturale di quella presenza così singolare.
Concordammo tutti i dettagli del caso, gli altri partecipanti di quello che sarebbe stato uno degli eventi culturali più prestigiosi mai visti in questo terre.
Non certo per il caso, ma per una incredibile indisponibilità locale da parte di locali non fu possibile trovare spazio per fissare questo importante incontro su un tema che, rigorosamente in teoria, avrebbe dovuto coinvolgere l’interesse anzitutto dei locali.
Ma si sa, i locali sono spesso bambini che amano giocare. E ai bambini non si può sottrarre il gioco cui tanto tengono, a costo di giungere finanche ad atteggiamenti aggressivi. Non si può fare, neanche per una volta. E dunque il povero don Valerio, costernato, mi presentò il problema.
Comprendendo la sua situazione, nella impossibilità di fissare un’altra data (poiché i locali presentavano agende ben più impegnative e inderogabili del professor Lombardi Satriani), presi allora la decisione di rinunciare al progetto con non poco dispiacere. Non certo per me stesso, ma per l’importanza della occasione perduta.
La questione è questa. Non c’è provare rancore verso coloro che non hanno studiato, o che non l’hanno fatto con lo sperato profitto. Ma con quelli che dal basso di tutto questo provarono a irridere qualcosa che non erano evidentemente in grado neanche di capire.
Perché non fu sufficiente soltanto ostacolare, ma anche provare a deridere. Forse nello slancio istintivo di abborracciare una qualche improbabile giustificazione. Ma questo è materia per altre professionalità di tipo più strettamente medico.
Fu in sostanza come dire a Strehler, in maniera spiccia, di farsi da parte perché non si poteva rinunciare a recitare la poesiola natalizia in piedi sulla sedia. D’altra parte con tutti i parenti e gli amici di fronte che attendono da un anno ansiosi volete importi un cippo miliario di Strehler?
E dunque per mano di qualche brillante demansionato della cognizione, per volontà di qualche fromboliere della inconsapevolezza, Moiano e la Valle Caudina hanno dovuto rinunciare a una occasione di riconoscimento più profondo di una delle componenti della propria storia, della propria identità, del proprio futuro.
Ma che cosa importa? L’importante è l’esibizione dello sgabello, perduti nella perenne ricerca dello speaker corner nell’Hyde Park, convinti che il mondo sia in attesa delle proprie declamazioni quando non si ha l’ascolto nemmeno di se stessi. Accadeva già dieci anni fa, oggi il fenomeno è completamente fuori controllo.
Luigi Lombardi Satriani oggi non è più tra noi mentre questi giganti del pensiero seguitano a vivere, paciosi e satolli del loro incredibile talento all’incontrario. Mica percepiscono anche solo di striscio il danno incalcolabile che hanno arrecato alla loro catafratta comunità.
Irrefragabilmente giusta la vita, no? E neanche si pretende possano capirlo, per carità. Sarebbe come pretendere di versare il mare in un secchiello.
Personalmente mi restano le magnifiche conversazioni telefoniche con il professor Lombardi Satriani, che porterò sempre con me, memore dei suoi suggerimenti preziosi e delle intuizioni che abbiamo avuto modo di confrontare. E non ultimo, all’incoraggiamento che volle darmi quando, costernato a mia volta, fui obbligato a comunicargli la cancellazione dell’evento.
Mi disse che non valeva la pena abbandonarsi allo sconforto, perché prima o poi avrei avuto modo di poter raccontare queste cose, con o senza di lui. E che, soprttutto, aggiunse, è molto più preziosa la ricerca e la conoscenza di ogni inutile chiacchiericcio inconcludente.
Gli chiesi, infine se davvero non fosse terminato il tempo dei lazzari, di quelli dell’esercito della Santa Fede del cardinal Ruffo. La sua risposta fu l’ultimo suono, improvvisamente grave e perentorio, della sua voce che ricordo. «No», mi disse.
Dedicato a tutti quelli che si immaginano furbi o intelligenti solo perché troppo poco furbi e troppo poco intelligenti affinché si rendano conto di non esserlo affatto.