Valle Caudina: Esami di stato seconda prova, al classico Tacito, il testo tradotto
Al Liceo Classico, seconda prova di latino un testo di Tacito “Gli ultimi giorni di Tiberio” che fa parte della raccolta Gli Annales. Gli Annales furono l’ultima opera storiografica di Tacito, e per sua esplicita ammissione gli Annales seguono cronologicamente la composizione delle Historiae[44] e risalgono con verosomiglianza agli anni seguenti il suo proconsolato d’Asia (112-113). L’opera copre il periodo che va dalla morte di Augusto (il funerale dell’imperatore è il brano di apertura degli Annales e chiarisce subito il ruolo dell’autore nell’opera) avvenuta nel 14, fino a quella dell’imperatore Nerone, nel 68. Questa la traduzione:
Senz’altro le forze, non l’impenetrabilità, abbandonavano Tiberio: il rigore dell’animo era lo stesso. Irrigidito nel parlare [lett. “nel discorso”] e nel volto, talvolta nascondeva con affettata cordialità il deperimento, per quanto manifesto. Dopo aver cambiato località (sempre) più spesso, alla fine si stabilì presso il promontorio di Miseno in una villa che un tempo era appartenuta [lett. “di cui era stato proprietario”] a Lucio Lucullo. In quell’occasione si seppe che si stava avvicinando alla morte [lett. “ai funerali”]. C’era (lì) un medico notevole nel lavoro, di nome Caricle, certamente non solito regolare la salute del principe, ma piuttosto offrire abbondanza di consigli. Costui, come allontanandosi per affari propri, dopo avergli stretto la mano fingendo [lett. “sotto l’aspetto di”] un ossequio, sentì il battito delle vene e confermò a Macrone che lo spirito stava venendo meno e che non sarebbe sopravvissuto oltre due giorni. Il 16 marzo [lett. “il diciassettesimo giorno prima delle Calende di Aprile”], allontanatasi l’anima, si credette che avesse terminato la vita [lett. “la mortalità”], e tutti si stavano congratulando con Gaio Cesare, il nuovo principe, quando, improvvisamente, venne riferito che a Tiberio erano ritornati la voce e la vista. Il terrore, dunque, pervase tutti quelli che si erano rallegrati della sua morte, ma l’intrepido Macrone comandò di soffocare il vecchio stendendogli [lett. “con lo stendere”] sopra molte coperte. Così morì Tiberio nel settantottesimo anno d’età.