Valle Caudina: i selfie nei cimiteri e quella discutibile catechesi
I fatti
Ieri il nostro sito ha riportato una notizia: Valle Caudina, di notte selfie nei cimiteri. La notizia nasce da due fatti: i nostri giornalisti hanno visto alcune foto scattate da giovani nei cimiteri; alle mail del nostro sito sono arrivate almeno cinquanta segnalazioni che deprecavano questo atteggiamento. Per cui abbiamo deciso di darne notizia.
Veniamo a sapere, nel giro di qualche ora, che non si tratta di alcuna “profanazione” ma “per una sfida del meeting proposta dai missionari (a San Martino è in corso una missione dei sacerdoti del preziosissimo Sangue, ndr) in uno dei tanti incontri nei quali veniva spiegato il significato della morte e che andare al cimitero non è sempre dolore e lutto ma visita a cari che un giorno saranno di nuovo con noi” come ha spiegato una partecipante a questa “catechesi”. Inutile dire che l’articolo è stato il più letto e il più condiviso in assoluto. E stendiamo un velo pietoso se da alcuni di questi “giovani credenti” sono piovuti insulti alla nostra redazione. Quello meno offensivo è l’accusa di essere ignoranti. Ci può stare. E’ singolare, invece, che ci siano sacerdoti che si ritengono autorizzati a consigliare catechesi attraverso la violazione di un luogo sacro come il cimitero che, se porta a meditare sul significato della morte, non può certo ridursi a luogo di bisboccia.
E restiamo ancora in attesa di una mail di chiarimento da parte dei sacerdoti che hanno proposto questa catechesi, visto che il sito ha dato ampia disponibilità ad ogni tipo di replica.
Le considerazioni
Veniamo ora alle considerazioni della nostra testata. Ricordiamo, innanzitutto, ai “giovani credenti” che esiste il diritto di cronaca e il diritto di CRITICA sancito dall’articolo 21 della Costituzione italiana. Per cui, se a noi non piace un certo atteggiamento lo possiamo scrivere. Se a chi legge non piace il nostro articolo ha tutto il DIRITTO di criticarlo. Senza insultare. Gli insulti fanno parte dell’inciviltà.
Orbene. Il fatto che non si tratti di un “gioco macabro” quello dei selfie al cimitero ma di una “catechesi” ci sconvolge ancora di più. Procediamo però in ordine. E’ stato detto che il Caudino ha ignorato i fatti. E’ vero? Siamo sicuri? Vediamo.
1. Le foto nel cimitero esistono? Si, ne abbiamo varie copie.
2. Sono state fatte delle foto nei cimiteri? Si, come testimoniano le copie che abbiamo.
3. I parenti dei defunti seppelliti innanzi ai quali sono state fatte le foto erano informati? No.
4. Le foto sono state pubblicate su Facebook? Si.
Sia stato un incidente o meno le foto erano sul social. Quindi, come si vede da queste semplici domande, il Caudino non ha scritto il falso.
Ci chiediamo poi: ma che Catechesi è quella che porta i giovani nei cimiteri e fa scattare le foto davanti alle tombe? Diranno: le foto servivano per testimoniare che eravamo andati nei cimiteri. Bene: si potevano fare foto sobrie, non serve sorridere davanti ai loculi. E’ una caduta di stile oltre che un insulto a chi li è seppellito.
Una ultima considerazione sulla Catechesi (tenendo conto che ognuno deve fare il suo mestiere): ma che modo è quello di sensibilizzare sulla morte mandando dei giovani a fare foto nei cimiteri? Perché ci si ostina a dire che i cimiteri sono luoghi di vita dove invece si deve esercitare e rispettare un ossequioso silenzio?
La Redazione