Valle Caudina: il commercio in bilico tra crisi, banche e cravattari
“La gente entra, guarda, chiede ma non spende”. E’ la stessa risposta che viene data da tutti i commercianti se viene loro chiesto come stanno andando le vendite in questi primi giorni di festa.
Del resto, il commercio in Valle Caudina è già mutato da anni.
Il piccolo ma fornitissimo negozio di riferimento è scomparso oramai da anni travolto dai grandi centri commerciali.
I pochi che resistono, lo fanno investendo i risparmi di una vita.
Purtroppo, però, sono tante le persone che non avendo questi capitali incappano nelle mani dell’usura. Tanto che un vecchio commerciante ci spiega che non capisce come certe saracinesche continuino a restare aperte.
Uno dei grandi riflessi della crisi economica che in questi anni sta travolgendo tutto riguarda proprio i passaggi di proprietà di varie attività commerciali. Un traffico subdolo che sembra non avere fine. Dovrebbe essere una questione da mettere al centro di una discussione seria che comprenda non solo le forze dell’ordine. Ma è uno di quegli argomenti che in Valle sono circondati da un silenzio sempre più assordante.
Come se il passaggio di attività economiche da una mano all’altra riguardasse solo chi viene investito del problema.
Si tratta, invece, dell’ennesima dimostrazione di come la criminalità organizzata riesce a soffocare l’economia locale. Una vera e propria cappa che non si dirada e rappresenta il modo migliore per “lavare” i soldi che arrivano da attività illecite.
Il modo migliore per affossare sempre di più ogni ipotesi di sviluppo serio ed onesto. Del resto, i commercianti hanno una specie di cappio al collo. La cosa più assurda è che a spingerli nelle mani degli usurai è proprio il sistema creditizio.
Senza volere accusare nessuno, sono proprio le banche a creare i presupposti per fare in modo di rivolgersi a chi non si dovrebbe. Provate a chiedere anche un piccolo prestito, se non si posseggono fior di garanzie, non si può ottenere neanche il becco di un quattrino. Si dirà, così funzionano le banche in Italia, ed è certamente vero: ma quando si agisce così in una zona più che depressa, imporre una determinata linea significa solo spalancare le porte a chi vuole speculare sul sangue degli altri.