Valle Caudina: il grande cuore di Napoli in aiuto di una cervinarese
Quello che vi riportiamo è un post pubblicato su Facebook da un avvocato cervinarese che ha avuto una straordinaria storia tra i vicoli di Napoli. Un fatto davvero divertente che vale la pena leggere.
Cronaca di una mattinata napoletana
“Ho udienza al tribunale ecclesiastico partenopeo fissata per le 10.30, mi avvio con largo anticipo perchè è la prima volta che ci vado e non so la strada, per giunta il tribunale è in una zona ZTL.
Mi imbatto nel traffico solito di Via Marina a Napoli, ma sono ancora in orario. Fin qui nulla di anomalo. Accade però che, mentre sono nei pressi del tribunale, il navigatore sul più bello mi abbandona, si perde anche lui tra i vicoletti della Maddalena, giro di qui e di lì e arrivo a Forcella… il navigatore si era preso una lunga pausa, allora faccio alla vecchia maniera, chiedo informazioni a due signori che chiacchieravano in strada (incredibile ma vero, ad oggi, rimane il metodo più efficace nonostante l’attuale avanzata tecnologia).
E QUI INIZIA IL BELLO
Uno dei due inizia a darmi indicazioni e l’altro gesticola, cercando invano di parlare, ma il primo “il brillante” non gli lascia spazio, ad un certo punto “il pratico” trova coraggio e dice “uaglio’ ma fai ricer’ na parola? come c’arriva allà nun s’pò gli ca’ macchin’ “, al che guarda l’amico, poi me e poi nuovamente l’amico ed esclama “gliam’ bell’ ramm na mano spostiamo sti bidoni dell’immodizia e facimmll parcheggia’ ca… po’ l’accumpagn io co motorino…”.
Dopo aver capito che non scherzavano e, dopo un tentennamento iniziale, accetto l’aiuto (nel frattempo si era fatto tardi rispetto all’orario fissato per l’udienza ). Così i due simpatici e cortesi signori mi spostano i bidoni della spazzatura, mi fanno parcheggiare e “il pratico” mi accompagna in tribunale, mi chiede “ci mettete assai? Vi aspetto?”, gli dico di andar via tranquillamente, lui mi lascia il suo numero e si rende disponibile addirittura venirmi a riprendere. Confesso che mai sono arrivata così divertita in tribunale, ma racconto il simpatico aneddoto e mi iniziano a far venire dubbi sul fatto che io ritrovi la macchina (stante la diffusa, errata e inopinatamente generalizzata concezione negativa sui napoletani): tuttavia, il mio istinto mi diceva che avevo incontrato due, tra i tanti, napoletani per bene (ogni paese ha le sue eccezioni).
Finisco l’udienza e con i clienti cerchiamo un bar per un caffè, camminiamo lungo dei vicoletti in cui non ero mai stata, dove si vedono cose che solo una città pittoresca e suggestiva come Napoli può offrire: lavatrici e stendi biancheria lungo il marciapiede, bambini che giocano per terra in strada, spazi di marciapiedi recintati per metterci il dondolino, cose ai limiti della legalità (alcune oltre), ma che suscitano tanta ilarità. Ancor più divertita di prima, arrivo (insieme ai clienti) a Forcella. Trovo la macchina (il mio istinto aveva ragione) e trovo anche il mio “pratico” accompagnatore, che mi guarda ed esclama ” mo’ aliti fatt piglia coller, perchè nun mati chiamat’ “. Sorrido e gli dico che in quattro in motorino era troppo, insisto per offrirgli un caffè e lui dice qui nessun bar è buono, mi esorta a seguirlo. Lo seguo. Bussa a casa di un tizio che con tanto di grembiule mi fa il miglior caffè che io abbia mai bevuto.
E niente che dire: Napoli unica e sola al mondo, solo in questa meravigliosa città possono accadere certe cose. Viva i napoletani che tengono O’ Cor’ ruoss assai!”